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L’arte, la moda, la città: a Pechino apre Valentino Resignify Pt.II. In mostra il processo di risignificazione attuato da Pierpaolo Piccioli

Non è la classica mostra di moda, è bene avvisare: qui si tratta di qualcosa di più fine, rarefatto, una vera esperienza metafisica in cui le connessioni tra abiti, scarpe, borse, alta moda, accessori per il make up e opere d'arte non sono didascaliche, tutt'altro. Ci si può limitare a costatarne la straordinarietà, desiderandoli e appagando l'inevitabile leva commerciale che ne consegue; oppure ci si può immergere, lasciandosi andare a un flusso di pensiero ed emozioni

di Ilaria Mauri
L’arte, la moda, la città: a Pechino apre Valentino Resignify Pt.II. In mostra il processo di risignificazione attuato da Pierpaolo Piccioli

L’arte, la moda, la città. L’arte che si fa moda e scende per le via della città. La moda che che prende spunto dalla città per creare arte. E, ancora, l’arte che immortala il sentire metropolitano, il vivere quotidiano. È un gioco di contaminazioni e ispirazioni continue, contigue. Sono suggestioni, impressioni fluide che variano e si adattano a seconda dell’occhio e delle memorie di chi osserva. Nessun rapporto consequenziale, nessun nesso di causa-effetto, solo l’apoteosi della forza creativa che rompe ogni schema prestabilito e si prende il suo spazio nel mondo, tra la gente. È questa l’essenza profonda del lavoro sottilissimo di risignificazione che Pierpaolo Piccioli sta compiendo con Valentino, per portare i codici e l’heritage della Maison fuori dal castello dorato in cui li aveva racchiusi – non solo metaforicamente – il suo fondatore, Garavani, e “sporcarli di vita”, vita vissuta. Un processo creativo che si fonda sull’introiezione che il direttore creativo ha fatto degli stilemi di Valentino e delle impressioni che ha ricavato da una serie di opere d’arte di artisti contemporanei a lui vicini per sensibilità e temi, e che si concretizza in collezioni che sono esse stesse arte allo stato puro.

Tutta questa energia non poteva restare compressa nell’atelier: così è nato Valentino Resignify, il progetto espositivo, curato da Mariuccia Casadio e Jacopo Bedussi, che trasforma l’opera di Piccioli in una mostra-evento, un’esperienza multisensoriale che unisce moda, arte, musica e arti visive grazie alla collaborazione con artisti come Nick Knight, Jonas Mekas, Robert del Naja e Cao Fei. Dopo l’esordio nel dicembre 2020 a Shangai, in Cina, il Valentino Resignify Pt.II si prepara a debuttare il 17 ottobre (fino al 7 novembre) presso il T-10 di SKP South di Pechino. Camminando nei padiglioni si attraversa “una struttura razionalmente aperta che non prevede una fruizione unidirezionale ma invita a perdersi, ad esplorare, seguendo ciò che ognuno percepisce come attraente”, spiega la maison. Un percorso nel quale “il VLogo Signature, lo Stud, l’Atelier e la personalissima accezione che Pierpaolo Piccioli dà alla parola Couture si manifestano come miraggi lisergici”.

Non è la classica mostra di moda, è bene avvisare: qui si tratta di qualcosa di più fine, rarefatto, una vera esperienza metafisica in cui le connessioni tra abiti, scarpe, borse, alta moda, accessori per il make up e opere d’arte non sono didascaliche, tutt’altro. Guardando questi capi provenienti dall’archivio della Maison, dalle ultime collezioni di Haute Couture come Valentino Of Grace and Light e Valentino Code Temporal, e dal prêt-à-porter Valentino Act Collection, ed esposti su manichini Bonaveri, si hanno due livelli di lettura. Ci si può limitare a costatarne la straordinarietà, desiderandoli e appagando l’inevitabile leva commerciale che ne consegue; oppure ci si può immergere, lasciandosi andare a un flusso di pensiero ed emozioni.

Sta infatti alla sensibilità personale dello spettatore tirare a indovinare o interpretare a proprio piacimento il nesso personalissimo costruito da Pierpaolo Piccioli tra la sua creazione e l’opera che l’ha ispirata (ne avevamo già parlato qui in occasione dell’Haute Couture Valentino Des Ateliers). Lo stilista attinge ora alla luce, alle ombre, al buio, al modo in cui la luce interagisce con i materiali e con le superfici, ai fenomeni di riflesso e di rifrazione catturati dalle polaroid metropolitane di Robert Muller. O ancora, allo studio del corpo umano e del corpo statuario racchiuso negli scatti delle statue a Villa Borghese di Jacopo Benass. L’artigianalità della moda si fonde con la tecnologia che contamina l’arte che a sua volta manipola ed è manipolata dalla città, luogo archetipico per eccellenza. Ma è anche la stessa contemporaneità nella quale Piccioli vuole riversare la sua moda, farla vivere le vite di persone qualunque, unite tra loro da una rete di valori e codici condivisi, gli stessi che nutrono una comunità. E che lui stesso ha sposato insieme a questi artisti con cui si è messo a lavorare fianco a fianco: Aaajiao, Alessandro Teoldi, Amkk, Azuma Makoto, Cao Fei, Cheng Ran, Gioele Amaro, Jacopo Benassi, Jonas Mekas, Liu Shiyuan, Nick Knight, Pajama, Robert Del Naja, Robert Muller, Shen Xin, Wu Rui, Xu Zhen, Yeesookyung. Insomma, con questo progetto Valentino Resignify, Piccioli ha voluto mettere un punto sulla linea del tempo, segnare un nuovo anno zero per la Maison, come a dire: facciamo tesoro delle nostre memorie per proiettarci nel futuro perché Valentino è stato tanto, ma da oggi può essere molto, molto di più di un semplice brand di moda.

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