Alla fine, l’ex soldato americano Martin Adler ha ritrovato quei tre bambini incontrati nel 1944 durante i combattimenti della Seconda Guerra Mondiale, lungo la Linea Gotica, sull’Appennino bolognese. E per rivederli di nuovo, dopo 77 anni, ha preso un volo che da Miami è atterrato all’aeroporto Marconi di Bologna: lì ad aspettarlo c’erano Bruno, Mafalda e Giuliana Naldi, ormai nonni e bisnonni, che Adler, figlio di emigrati ungheresi di religione ebraica, salvò e fotografò dopo la liberazione di Monterenzio dai nazifascisti. Un po’ di cioccolata e una rosa, con addosso una maglietta con la scritta “Martin’s Bambini, Forever Kids Tour!”: si è presentato così il veterano ai fratelli Naldi, tra l’emozione dei presenti.

A legare Adler e i Naldi è proprio quella fotografia, scattata quando l’americano era ancora ventenne, che lo ritrae con i tre piccoli, fino a un attimo prima nascosti in una cesta per paura dei soldati. Un’immagine simbolo della guerra finita e un racconto che proprio nei mesi scorsi ha fatto il giro del mondo: il ritrovamento della foto nello scorso Natale, poi un post su Facebook e l’appello della figlia Rachelle ad aiutare il padre a rintracciare i tre bambini. La stessa fotografia che Adler e i tre fratelli hanno voluto ricreare immediatamente, mettendosi in posa davanti a un pannello con la gigantografia, dentro l’aeroporto: “Ho aspettato tutta la vita questo momento”, ha detto Adler sorridente durante gli scatti.

L’incontro con i fratelli Naldi arriva dopo mesi di ricerche, migliaia di articoli da parte dei giornali e altrettante condivisioni della fotografia sui social. Un libro scritto dal giornalista e scrittore Matteo Incerti, I bambini del soldato Martin (Corsiero editore), racconta la vita incredibile di Adler e la sua passione per la fotografia e i disegni, molti realizzati proprio in Italia tra il ’44 e il ’45. Ed è stato proprio Incerti lo scorso dicembre a rilanciare l’appello social della figlia dell’ex soldato, contribuendo al ritrovamento di quelli che il quasi centenario chiama “i suoi bambini per sempre”. Un successo anche la raccolta fondi lanciata per sostenere le spese del viaggio: più di 4mila euro. “Voglio ringraziare le tante persone che stanno contribuendo” ha detto Martin alcuni giorni prima della partenza, aggiungendo che il denaro che avanzerà verrà donato alla Scuola nel Bosco di Siano nel Salernitano.

Quello di Adler e della moglie Elaine che lo accompagna è un viaggio “di pace, solidarietà e festa” a ritroso del tempo e dei ricordi, un’occasione per ripercorrere i luoghi delle battaglie del veterano. Si partirà a Monterenzio, dove il 25 agosto Martin riceverà la cittadinanza d’onore. Lo ospiterà il “Villaggio della Salute Più” del professor Antonio Monti. Poi tappa a Monghidoro e al Museo della Linea Gotica Toscana di Ponzalla-Scarperia in provincia di Firenze. Quindi arriverà a Napoli, dove Adler ritroverà l’ospedale – oggi “Monaldi” – in cui è stato ricoverato per tre mesi a causa delle riferite riportate sull’Appennino emiliano. E infine Roma, la capitale che lo accolse da liberatore e dove entrò con la Medaglia di bronzo al petto, conquistata il 3 giugno 1944 a Rocca Priora sui Colli Albani dove cercò di salvare alcuni commilitoni sotto il fuoco nemico. Durante il tour, Adler riceverà la visita delle autorità locali e terrà alcune presentazioni del libro I bambini del soldato Martin. Non contento, realizzerà disegni in tutte le città che lo ospiteranno: i ricavati andranno ad alcune associazioni benefiche come AGEOP – Associazione Genitori Ematologia e Oncologia Pediatrice Onlus di Bologna, Sea Yet di Napoli e l’Associazione Cardiomiopatie e malattie rare connesse del ‘Monaldi’ di Napoli. “Sono miei disegni ironici che realizzo al momento, proprio come facevo durante la guerra per dimenticare l’orrore che stavamo vivendo”, spiega il veterano.

E mentre questo tour della memoria sta per iniziare, proprio un altro “bambino” si è riconosciuto in una delle foto scattate da Adler durante la sua missione Italiana: è Pietro “Rino” Cima, 88enne residente a Villa di Villa in provincia di Belluno. Nei giorni scorsi, Cima si è ritrovato nell’immagine di un asilo del paese, dove i soldati americani avevano la sede e portavano il rancio alle persone. All’epoca, Cima aveva 11 anni ed è stato immortalato per caso dalla macchina di Adler: non era solito, infatti, andare a mangiare al presidio dei soldati, dato che il deposito di cibo era proprio nel cortile di casa sua.

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