Patrick Zaki resta in carcere, ancora. Lo ha confermato in una nota la sua legale, Hoda Nasrallah, senza poter precisare per quanti giorni: questo verrà notificato “domani o dopodomani”, ha aggiunto l’avvocatessa contattata per telefono dall’Ansa circa l’esito dell’udienza odierna. La decisione sulla sorte del ragazzo arriva in anticipo rispetto a quanto annunciato: la si aspettava per il 23 agosto.

Si tratta dunque ora di apprendere se l’ennesimo prolungamento sarà, come di norma, di 45 giorni o meno. Lo ha lasciato supporre Nasrallah, senza voler formulare ulteriori previsioni. L’udienza si è svolta all’interno del Tribunale allestito nell’Istituto per assistenti di polizia, annesso al carcere di Tora, all’estrema periferia sud del Cairo dove Patrick è rinchiuso e dove è costretto a dormire per terra.

Su richiesta italiana, i diplomatici delle Ambasciate di Italia, Regno Unito e Usa si sono recati in tribunale al Cairo per monitorare l’udienza nell’ambito del meccanismo di osservazione processuale dell’Unione europea. Da mesi non è più consentito agli esterni – quindi anche ai diplomatici – l’accesso al Tribunale per la sicurezza di Stato. I funzionari quindi, come di consueto, hanno depositato una comunicazione scritta per segnalare al giudice l’interesse per il caso e la volontà di riprendere ad assistere alle udienze.
Con l’occasione i diplomatici hanno potuto parlare con l’avvocatessa di Patrick, Hoda Nasrallah, per ottenere aggiornamenti. Secondo quanto si apprende al Cairo, continua ad essere intensa l’azione di sensibilizzazione portata avanti nei confronti delle altre Ambasciate da parte della rappresentanza diplomatica italiana per il rilascio di Patrick. Insieme ad altri casi rilevanti sotto il profilo dei diritti umani, il caso Zaki è stato peraltro recentemente discusso, sempre secondo quanto si è appreso al Cairo, nelle riunioni di coordinamento in ambito Ue.

Sul caso si è espresso nelle ore precedenti Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia: “L’ennesima udienza per Patrick Zaki si è conclusa e ora, come succede sempre, iniziano lunghe ore di attesa per conoscerne l’esito. C’è da augurarsi che 18 mesi e mezzo di detenzione, senza potersi difendere, per Patrick possano essere sufficienti”, ha detto appena appreso della conclusione dell’udienza. “C’è questa coincidenza di una importante festività della comunità religiosa copta – aggiunge Noury – che speriamo induca il giudice a mettersi le mani sulla coscienza. Insomma aspettiamo, sperando che per Patrick sia il momento in cui possa finire questo incubo”. Il suo augurio viene perciò disatteso.

Patrick è stato arrestato il 7 febbraio 2020. È accusato di propaganda sovversiva su internet. La custodia cautelare in Egitto può durare due anni con possibilità di prolungamenti se emergono nuovi elementi d’accusa. Se si andrà a processo, secondo Amnesty International, il ricercatore-attivista per i diritti umani e civili rischia fino a 25 anni di carcere. Le accuse a suo carico sono basate su dieci post di un account Facebook che i suoi legali considerano curato da un’altra persona ma che hanno configurato fra l’altro la “diffusione di notizie false”, “l’incitamento alla protesta” e “l’istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”.

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