“Di fronte al disastro umanitario che è in corso in Afghanistan, dove sono in pericolo i più elementari diritti fondamentali, è vergognoso che in Italia ci sia chi gioca a strumentalizzare fatti e dichiarazioni per biechi fini di polemica politica“. Il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte risponde in un durissimo post su Facebook agli attacchi mediatici che l’hanno bersagliato nelle ultime ventiquattr’ore, dopo che mercoledì sera ha sostenuto la necessità di un “dialogo serrato” con i talebani. Non solo: “La polemica – sottolinea l’ex premier – proviene dagli esponenti di quella stessa forza politica che ha inneggiato al “Rinascimento arabo” e che ha sostenuto fideisticamente che il percorso che si stava compiendo in Afghanistan fosse risolutivo e privo di errori“.

Cioè da Italia viva, il partito di Matteo Renzi, i cui esponenti hanno da subito rivolto a Conte attacchi violentissimi. Per Gennaro Migliore la necessità di dialogo da lui sottolineata è “un insulto a chi sta soffrendo, a chi si nasconde, a chi fugge”, mentre per Luciano Nobili l’ex premier, “come il suo guru Travaglio, crede alla favola dei talebani buoni”. Il presidente di Iv Ettore Rosato twitta: “Meno male che a presiedere il G20 a nome del governo italiano ci sarà Mario Draghi”, stessa linea di Raffaella Paita: “Le ultime dichiarazioni di Conte sull’Afghanistan sono l’ennesima prova che ne valeva la pena. Ci sentiamo davvero tutti più tranquilli che a gestire questa crisi internazionale ci sia Mario Draghi. E non Casalino&co”. Ma cos’ha detto Conte per guadagnarsi un’intera giornata di polemiche? Intervenendo alla presentazione di un libro, aveva sottolineato la necessità di confrontarsi con il nuovo regime “che appare, quantomeno a parole, da alcuni segnali che vanno tutti compresi, su un atteggiamento abbastanza distensivo”.

Una ricostruzione piuttosto neutra, sufficiente però a mandare su tutte le furie i renziani, a cui adesso Conte risponde con toni netti. “In realtà – scrive – adesso è prioritario che l’Europa e l’intera comunità internazionale si facciano promotrici di corridoi umanitari per salvaguardare la vita di chi in questo momento è in pericolo”. Al contempo è assolutamente necessario che tutta la comunità internazionale esprima una compatta pressione (ho inteso questo, quando nell’ambito di un più articolato ragionamento politico, ho parlato di “serrato dialogo”) sui talebani affinché siano costretti ad accettare condizioni e garanzie per il riconoscimento e la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali della popolazione. Le armi – conclude – hanno fallito e al momento non si preannunciano altre strade se non vogliamo abbandonare a sè stessa la popolazione afgana. E adesso dobbiamo fare ricorso a tutti gli strumenti utili a ottenere questo obiettivo. Il Movimento 5 Stelle è impegnato in questo, ad altri lasciamo le rozze polemiche politiche”.

A complicare il dibattito interno ai 5 stelle, però, in serata è arrivato anche un post sul blog del fondatore Beppe Grillo, che ha pubblicato un lungo scritto di Torquato Cardilli, ex ambasciatore italiano in Albania, Tanzania, Arabia Saudita e Angola. Il quale critica la “politica scellerata, assolutamente priva di vantaggi politici, economici, sociali, costata 64 vittime cadute, 700 feriti e 8 miliardi sottratti allo sviluppo del paese”, portata avanti da “tutta la filiera dei primi ministri da Berlusconi, Prodi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte, Draghi sempre supportati dai presidenti Ciampi, Napolitano, Mattarella e resa operativa dalla sequela di ministri degli Esteri, veri yes men, da Frattini, Fini, D’Alema, Bonino, Alfano fino a Di Maio“. Un riferimento, quest’ultimo, che non potrà passare inosservato.

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