“I telegiornali nazionali non hanno ritenuto di dover continuare a informare debitamente circa le varie tappe della raccolta firme in corso, né di organizzare momenti di approfondimento esclusivamente dedicati alla tematica della legalizzazione dell’eutanasia nei pochi contenitori in onda durante l’estate”. È la denuncia dell’Associazione Luca Coscioni, che lo scorso aprile ha depositato in Corte di Cassazione il testo di un quesito referendario per la parziale abrogazione dell’articolo 579 del Codice penale. E che segnala all’Agcom quello che sta accadendo dopo il deposito del quesito e durante la campagna referendaria che ilfattoquotidiano.it promuove e alla quale ha dedicato una sezione ad hoc.

LA SEGNALAZIONE ALL’AGCOM – L’Associazione chiede all’Agcom di verificare il rispetto della sua stessa delibera datata 29 luglio 2021, atto di indirizzo “in materia di correttezza e completezza dell’informazione con riferimento alla raccolta firme per i referendum abrogativi in materia di giustizia e di eutanasia legale”. Nel documento si ricorda che “tutte le trasmissioni di informazione (dai telegiornali ai programmi di approfondimento) devono rispettare rigorosamente, con la completezza dell’informazione, la pluralità dei punti di vista e la necessità del contraddittorio” e, al contempo, “ai direttori, ai conduttori, a tutti i giornalisti che operano nell’azienda concessionaria del servizio pubblico di orientare la loro attività al rispetto dell’imparzialità, avendo come unico criterio quello di fornire ai cittadini utenti il massimo, di informazioni, verificate e fondate, con il massimo della chiarezza”. Secondo l’associazione questo non sta accadendo, nonostante si tratti di “un tema che parla al vissuto delle persone e che, ove mai fosse ritenuto necessario discutere prevalentemente di temi popolari, gode del favore di percentuali intorno al 65% di chi è stato sondato professionalmente”. Da qui l’invito ad avviare “il monitoraggio necessario affinché i fornitori di servizi di media audiovisivi e radiofonici, pubblici e privati, assicurino nei programmi di informazione un’adeguata trattazione dell’argomento della raccolta delle firme per la promozione dei Referendum nel più rigoroso rispetto dei principi di pluralismo, obiettività, completezza ed imparzialità”.

LA CAMPAGNA – Proprio nei giorni scorsi il Comitato promotore del Referendum per l’Eutanasia Legale ha reso noto di aver superato con le sole firme raccolte ai tavoli (alle quali andranno aggiunte quelle raccolte nei Comuni) quota 320mila firme, delle 500mila necessarie per convocare il referendum. Ma “mentre in Spagna si inizia ad applicare la legge sull’eutanasia – ha denunciato il tesoriere dell’associazione, Marco Cappato – in Italia il Parlamento ha già insabbiato il testo di legge di recepimento della sentenza ‘Cappato-Antoniani’ pronunciata nel 2019 dalla Corte costituzionale sull’aiuto alla morte volontaria del 2019. Di fronte al menefreghismo assoluto che unisce i capi di tutti i ‘grossi’ partiti italiani, Salvini, Letta, Meloni, Conte, Grillo, Berlusconi – ha aggiunto – si sono mossi finora oltre 320mila cittadine e cittadini che hanno firmato il referendum per l’eutanasia legale”.

SILENZIO DEI VERTICI DEI PARTITI Nonostante il “silenzio dei vertici partitici”, si sono invece mobilitati sindaci, assessori, parlamentari, esponenti locali e strutture di partito a livello regionale o cittadino. Sono almeno 78 i sindaci che hanno aderito alla campagna referendaria, tra cui Chiara Appendino (Torino), Virginio Merola (Bologna), Luigi De Magistris (Napoli), Federico Pizzarotti, (Parma), Leoluca Orlando (Palermo), Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria), Matteo Biffoni (Prato) Carlo Salvemini (Lecce), Gian Carlo Muzzarelli (Modena), 83 i consiglieri regionali, 704 tra consiglieri, assessori comunali, presidenti e vicepresidenti di circoscrizione. Tra i parlamentari hanno pubblicamente aderito 31 deputati e 9 senatori. Tre i rappresentanti del Governo Draghi: il viceministro delle Infrastrutture Teresa Bellanova, il sottosegretario all’Interno Ivan Scalfarotto e il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova.

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