Arriverà giovedì prossimo, 15 luglio, la decisione del gup di Milano Natalia Imarisio sul rinvio a giudizio di 66 imputati nell’inchiesta “Mensa dei poveri”, l’indagine sul presunto sistema di mazzette, appalti truccati, nomine pilotate e finanziamenti illeciti in Lombardia che aveva portato a 28 arresti nel maggio del 2019, tra cui l’ex vicecoordinatore lombardo di Forza Italia (ed ex consigliere comunale di Milano) Pietro Tatarella e il consigliere regionale Fabio Altitonante. I pm Silvia Bonardi, Luigi Furno e Adriano Scudieri hanno chiesto il processo anche per l’ex eurodeputata di Forza Italia Lara Comi. Gli indagati nel procedimento sono un centinaio, ma la decisione di giovedì riguarda soltanto quelli che hanno optato per il rito ordinario. Tra loro anche il patron della catena di supermercati Tigros, Paolo Orrigoni, l’imprenditore Daniele D’Alfonso e l’ex direttore generale di Afol metropolitana Giuseppe Zingale. Cinque imputati hanno chiesto la messa alla prova, mentre in 27 hanno presentato istanze di riti alternativi, tra patteggiamenti e giudizio abbreviato (chiesto da tre persone).

Tra quelli che puntano a patteggiare ci sono gli 11 imputati che si sono già visti respingere l’istanza, in fase di indagini preliminari, dall’allora gip Maria Vicidomini, che aveva ritenuto incongrue le pene concordate con la Procura. Tra loro anche l’ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, ritenuto il dominus del sistema e accusato anche di istigazione alla corruzione nei confronti del governatore Lombardo Attilio Fontana. Caianiello ha collaborato a lungo con i magistrati: l’accordo raggiunto (e respinto) prevedeva una pena detentiva di 4 anni e 10 mesi. Era stata stralciata per il patteggiamento anche la posizione del deputato azzurro Diego Sozzani, accusato di corruzione, ma al momento l’istanza non è stata presentata e, se non sarà depositata entro il 10 settembre (data in cui il procedimento riprenderà per i riti alternativi), anche per lui andrà avanti l’udienza preliminare.

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