I 422 lavoratori licenziati alla Gkn di Campi Bisenzio? Siamo al secondo caso di una comunicazione fatta per via informale come successo già alla Gianetti. In tutti e due casi c’è una svalorizzazione completa del ruolo delle persone nelle impresa: le persone vengono utilizzate come merci e, quando non servono più, vengono messe da parte. Ma possiamo pensare che la vita delle persone sia dentro una roulette russa?“. Sono le parole pronunciate ai microfoni de “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, dal segretario nazionale della Fiom Cgil, Michele De Palma, a proposito dei licenziamenti di 422 lavoratori alla Gkn di Campi Bisenzio (Firenze) e di 152 dipendenti della Gianetti Ruote (Monza e Brianza).

De Palma spiega: “Sono tutte e due aziende di proprietà di un fondo localizzate in modo multinazionale. Quello che impressiona è che loro licenziano non a causa di una perdita di volumi produttivi. Licenziano per fare altri tipi di scelta che garantiscano maggiori profitti a chi investe in quelle aziende. C’è la volontà manifesta di mandare a casa le persone delocalizzando le produzioni, perché questo garantisce una maggiore redditività – continua – Siamo, insomma, di fronte a un problema di sistema. Se il prodotto ha una marginalità inferiore alle attese dell’azienda, uno si confronta e trova delle soluzioni. Qui invece siamo all’unilateralismo da parte dell’impresa. Il problema è che anche quando hai un contratto di lavoro a tempo indeterminato sei un precario. E infatti nella stragrande maggioranza i lavoratori della Gkn erano a tempo indeterminato“.

Frecciata del dirigente sindacale ai segretari di partito: “Leggo ministri e segretari politici che manifestano le loro preoccupazioni per i licenziamenti. Ricordo, però, che quando abbiamo proposto la proroga del blocco dei licenziamenti e la ricerca di soluzioni che permettessero una transizione industriale, ci hanno detto che avevamo un atteggiamento conservativo. Ma l’innovazione sarebbe quella di essere licenziati via mail o via sms? Se questa è l’innovazione, credo che determinerà una fortissima instabilità politico-sociale nel nostro Paese. E di fronte a questo, devono fare molta attenzione. Non è che ci vuole la sfera di cristallo per prevedere che cosa succederà nelle prossime settimane senza un intervento di politica industriale accompagnata da un elemento di politica sociale”.

Critico anche il giudizio sul governo Draghi: “Dovrebbe fare meno comunicati stampa e più tavoli di confronto. Siamo in un Paese in cui un’azienda può pensare di piegare l’attività dei lavoratori e non c’è un governo che dica: ‘Voi ora tirate tirate via le lettere di licenziamento, i lavoratori tornano a lavorare e se ci sono dei problemi li affrontiamo con un negoziato, mettendo a disposizione delle risorse’. Com’erano tutti esagitati quando bisognava togliere il blocco dei licenziamenti, oggi sono tutti esagitati a dire: ‘Caspita, questa è la barbarie!’. Il documento firmato col governo? È chiaro che noi eravamo per prolungare il blocco dei licenziamenti. Ma dinanzi alla volontà irrinunciabile di Draghi e del ministro di tornare indietro su quel punto – prosegue – abbiamo messo in piedi un meccanismo che dice alle imprese: prima di licenziare devi mettere in campo gli ammortizzatori sociali. Ricordo che in Italia non solo abbiamo gli ammortizzatori sociali, ma anche che questi sono a costo zero per le imprese che decidono di non licenziare. E questo fa venir fuori ancor più la vigliaccheria e la violenza di un’azienda che invece decide di licenziare senza utilizzare gli ammortizzatori sociali“.

De Palma chiosa: “Quello di Gkn e di Gianetti è un atto di violenza. Persino le Confindustrie locali hanno preso le distanze dalle imprese. Ma allora queste aziende sono extra-territoriali? Hanno più potere dello Stato? Qui siamo a un atto di killeraggio. In passato abbiamo chiesto alla Gkn un confronto perché avevamo visto delle cose che non andavano nella direzione di un esercizio normale della vita aziendale: ci hanno sempre mandato a stendere. Quindi – conclude – si tratta proprio di un atto unilaterale, senza alcun confronto precedente per trovare delle soluzioni. È un omicidio preterintenzionale, lo hanno costruito prima. In Francia e in altri Paesi europei stanno facendo politiche di tutela della base occupazionale del sistema industriale, in Italia invece siamo alle delocalizzazioni. Cioè siamo alla mercé di mercenari. E se la situazione non cambia, è del tutto evidente che si rischia uno scontro vero“.

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