Mondiali del 1938, 19 giugno, Stadio Yves du Manoir, Colombes, Francia.
Italia – Ungheria 4-2

A volte basta un colore per raccontare una vittoria. Sono le 19.52 del 19 giugno 1938 quando centinaia di cuscini scarlatti vengono lanciati verso il cielo di Colombes, a una decina di chilometri da Parigi. L’Italia ha appena vinto il suo secondo Mondiale. E i suoi tifosi non hanno trovato un modo migliore per esprimere il loro entusiasmo. La voce di Niccolò Carosio filtra dalle radio e racconta una partita mai in bilico. L’Ungheria è una squadra impressionante. L’Italia lo è di più. L’incertezza dura appena 6’. Poi Colaussi calcia al volo su cross di Biavati. Gol. Due minuti più tardi Titkos raccoglie un pallone in area e calcia da un paio di metri prima dell’area piccola. Gol. Il pareggio è un’illusione. Colaussi segna un’altra rete. Piola ne aggiunge altre due. L’Italia è soverchiante, riempie gli occhi, accelera il battito. Poco dopo capitan Meazza riceve la Coppa dal presidente della Repubblica Francese Albert Lebrun. E agli azzurri riesce un altro piccolo miracolo: trasformare i fischi dei dissidenti antifascisti in timidi applausi. Qualche settimana dopo arriva un telegramma nella sede della Federazione. È firmato proprio dagli sconfitti: “Quali vostri avversari, e per quanto assai ci dolga di non esserci classificati al primo posto, dobbiamo riconoscere che la vittoria è stata guadagnata lealmente ed è stata bene meritata”.

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