Europei del 2000, 2 luglio, Stadio De Kuip, Rotterdam, Olanda.
Francia – Italia 2-1 (dts)

Il passaggio di Ambrosini si insinua fra due difensori e mette Alessandro Del Piero davanti a Fabien Barthez. È un quel momento che due Nazioni si trovano davanti a una scena già vista. Ma solo una spera in un futuro diverso. Perché qualche minuto prima Totti aveva servito ad Alex un pallone molto simile. E il dieci in maglia bianca aveva calciato lontanissimo dalla porta francese. Mentre Del Piero corre verso la sfera sente i fantasmi ballare intorno a lui. Fino a quel momento la finale di Euro 2020 assomigliava molto allo stereotipo del sogno. A deciderla non era stato un attaccante dalla classe cristallina, ma Marco Delvecchio, il centravanti sgobbone, la punta che fa sempre la stessa finta e che manda sempre a sedere il difensore avversario. La classe operaia va davvero in paradiso. Almeno per una notte. Del Piero guarda quella palla che arriva da destra e calcia di prima. È un tiro strozzato, lento, centrale. È un tiro che sbatte contro il piede destro di Barthez e torna in gioco. Quell’errore viene declassato a incidente di percorso. Perché l’Italia gioca bene. E deve solo aspettare il triplice fischio. Poi ci sarà un titolo continentale da festeggiare. E una coppa da alzare al cielo. Il plot twist arriva in pieno recupero. Al minuto numero 93 Wiltord fa passare sotto il fianco di Toldo il pallone dell’1-1. Inizia un’altra storia. Molto più amara. Al 104’ Trezeguet scaglia in rete il golden gol che strappa dalle mani il titolo all’Italia e lo consegna alla Francia. Dall’orgasmo collettivo alla castrazione. In giusto una manciata di minuti. “Mi sento colpevole”, dirà Alex in lacrime a fine partita. Un dramma personale che si inserisce in un dramma collettivo.

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