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Suicidio Teodosio Losito, Alberto Tarallo interrogato per sette ore dai pm: un passaggio chiave che potrebbe portare a una svolta nell’inchiesta

Il produttore tv e cofondatore della Ares Film Alberto Tarallo è stato ascoltato dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta istigazione al suicidio del compagno, lo sceneggiatore Teodosio Losito, trovato morto l’8 gennaio del 2019 nella villa della coppia, a Zagarolo

di Francesco Canino

Sette ore d’interrogatorio per ripercorrere vent’anni di vita assieme, un intreccio che mescola due decenni di successi, serie tv, amicizie, rapporti diventati legami familiari e altri evaporati nel tempo, grandi dolori e grandi felicità e ancora molti dettagli privatissimi come quelli che ogni coppia custodisce. Il produttore tv e cofondatore della Ares Film Alberto Tarallo è stato ascoltato dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta istigazione al suicidio del compagno, lo sceneggiatore Teodosio Losito, trovato morto l’8 gennaio del 2019 nella villa della coppia, a Zagarolo. Non è l’atto finale dell’inchiesta ma sicuramente un passaggio chiave che potrebbe condurre a una svolta: dopo decine di testimoni vip sfilati in questi mesi davanti al pm Carlo Villani, da Gabriel Garko a Barbara D’Urso, da Nancy Brilli ad Eva Grimaldi – tutti chiamati in veste di persone informate sui fatti – questa volta è toccato proprio a Tarallo, finito a metà giugno nel registro degli indagati.

Un atto dovuto, un passaggio quasi obbligato vista la delicatezza dell’indagine, scaturita dopo che Adua Del Vesco e Massimiliano Morra, durante il Grande Fratello Vip lo scorso settembre, insinuarono l’esistenza di quella che poi venne definita sui social come una «presunta setta» (manovrata da un uomo ribattezzato Lucifero, che tutti hanno ipotizzato fosse Tarallo) a proposito dei rapporti professionali e privati dentro la casa di produzione Ares. Nel calderone finì tutto, dai finti fidanzamenti alle presunte pressioni, fino a quell’insinuazione sull’istigazione al suicidio di Losito. Le posizioni in campo sono nette: da una parte c’è la Del Vesco, a lungo star delle fiction di Canale 5 nonché reginetta del gossip per via del fidanzamento con Gabriel Garko (che i diretti interessati hanno poi rivelato essere finto e ad uso dei giornali di gossip), che ai giudici romani ha ribadito la sua posizione, dall’altra Tarallo che prima in tv e poi ai magistrati ha raccontato la sua versione dei fatti spiegando chi c’è dietro questa «grande manovra» messa in atto per screditarlo. Al fianco del produttore c’era il suo legale, la celebre penalista Daria Pesce, che per altro proprio a FQMagazine rivelò di aver effettuato un’indagine difensiva che avrebbe poi inviato ai pm, nella quale sono contenuti anche diversi documenti «che dimostrano i motivi reali che hanno spinto Losito al suicidio. Parliamo di lettere e prove documentali che non sono entrate in possesso dei giornalisti», precisò l’avvocato.

E proprio tre delle lettere scritte da Teodosio Losito a Tarallo prima di suicidarsi sono state consegnate alla Procura, che per altro ha proceduto all’acquisizione di altri documenti nella Villa di Zagarolo, dove secondo Il Messaggero è stato sequestrato anche il cellulare di Losito, sul quale verranno fatti degli accertamenti. In ballo ci sono anche i debiti che lo sceneggiatore ha contratto prima di morire, una parte dei quali sono stati già ripianati da Tarallo. Ora starà agli inquirenti vederci chiaro in un puzzle che appare molto complicato, visto anche lo scontro tra il produttore e Giuseppe Tarallo sulla polizza da 300 mila euro sottoscritta da Teodosio, che prima indicò il fratello come beneficiario salvo poi cambiare idea e destinarla al suo storico compagno. A lui indirizzò anche l’ultimo messaggio, il giorno dei suicidio, in cui scrisse: «È una mia scelta e tu non hai colpe. Sono io che ha rimorsi e rimpianti. È un anno che lottiamo contro i mulini a vento, ci hanno preso per il culo, hanno usato una cattiveria più estrema per farmi e farci del male e ancora non riesco a capirne il motivo. Come da prassi si è creato il vuoto intorno a me, a noi. Il carro non è più quello dei vincenti. A chi abbiamo dato tutto di noi stessi ci ha sputato in faccia e oggi giudica e siamo dei rami secchi. Che pena. Sono stanco di vivere nello squallore degli altri e sentirmi fuori luogo in imbarazzo con te o per me stesso. È una vergogna insopportabile a volte ingestibile». E poi ancora tanti altri dettagli, fino alla riga conclusiva, che lascia senza fiato: «Perdonami se potrai. Ti ho sempre amato e sempre ti amerò, tuo Teo».

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