Si prevede un ritorno a contagi record in Gran Bretagna. Nell’atteso discorso alla Nazione del primo ministro, Boris Johnson, il capo del governo ha infatti spiegato che i casi “stanno aumentando rapidamente” e “potrebbero raggiungere i 50mila al giorno entro il 19 luglio”. Una prospettiva che riporta il Paese indietro di un anno, ma che non impedirà all’inquilino di Downing Street di allentare le restrizioni attualmente in vigore nel Paese. Contemporaneamente, infatti, il premier ha annunciato che quella data dovrà segnare l’uscita definitiva del Paese dalle restrizioni anti-Covid, con la riapertura dei locali notturni, l’allentamento delle limitazioni sugli eventi collettivi, ma anche la fine dell’uso obbligatorio della mascherina nei locali pubblici al chiuso e del distanziamento sociale. Questo perché, ha spiegato, tra due settimane il governo punta ad aver inoculato la seconda dose del vaccino a due terzi della popolazione britannica, mentre tutti dovranno aver ricevuto la prima iniezione, con l’immunizzazione totale prevista per settembre.

Il premier britannico si è detto fiducioso di poter escludere ulteriori rinvii dopo quello del 21 giugno, malgrado l’aumento dei contagi causati dalla variante Delta, grazie al contenimento dei vaccini su ricoveri e decessi. Quello di Johnson, al momento, è però solo un annuncio, visto che la decisione ufficiale sulla data sarà presa il 12 luglio. La minaccia della pandemia “è lontana dall’essere finita e non lo sarà nemmeno il 19 luglio”, ha riconosciuto non nascondendo che entro quel giorno i contagi giornalieri potranno salire a ben 50mila nel Paese e che anche ricoveri e decessi continueranno ad aumentare “purtroppo”, anche se a un ritmo inferiore grazie all’ampliarsi dell’immunità garantita dai vaccini.

Quello da adottare d’ora in avanti, con una bella fetta di popolazione britannica vaccinata, è quindi un approccio diverso da quello emergenziale tenuto in questo anno e mezzo. I vaccini sono efficaci, ma non possono azzerare del tutto la pandemia e occorre quindi ispirarsi ora al concetto del “rischio calcolato”, è il pensiero del premier. “Se non riapriamo” a luglio con le scuole chiuse e il clima mite che espone meno la popolazione alla generalità delle infezioni respiratorie “quando lo faremo?”, ha chiesto affermando che sarebbe peggio aspettare l’inverno quando il virus tornerà “ad avere un vantaggio” stagionale. Di qui l’indicazione di cambiare adesso registro, invitando comunque alla “responsabilità” e a un “giudizio informato” individuale da parte della gente, confermando che con la tappa numero 4 dell’uscita dalle restrizioni non vi saranno più obblighi sulle mascherine, sul distanziamento, sul tetto di persone da incontrare, sul lavoro da casa, sugli eventi collettivi o sulla necessità di registrare nel sistema digitale di test e tracciamento ogni ingresso in pub e ristoranti. La mascherina resterà raccomandata però all’interno dei mezzi di trasporto, mentre i suoi consiglieri scientifici Chris Whitty e Patrick Vallance hanno suggerito di continuare a indossarla in “ambienti chiusi affollati” o in presenza di persone che “si sentono a disagio” se non la si porta.

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