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È morto il regista televisivo Paolo Beldì: nel 1993 inventò con Fazio Quelli che il calcio. Collaborò anche con Adriano Celentano e Gianni Morandi

Il regista firmò diversi programmi, tra cui tre Festival di Sanremo (1999, 2000 e 2006), e, per 16 anni la trasmissione cult Quelli che il calcio

di F. Q.

È morto all’età di 66 anni il regista televisivo Paolo Beldì. Ne da notizia il Corriere della Sera. Da tre edizioni del Festival di Sanremo (1999, 2000 e 2006) ai programmi di Fabio Fazio, tra cui, dal 1993 al 2009 anche Quelli che il calcio, il regista è stato uno dei protagonisti della televisione italiana già dagli anni ’80, quando esordisce in Fininvest.

Come riporta La Stampa, Beldì è stato trovato morto ieri sera, venerdì 2 luglio, nella sua casa di Stresa. A dare l’allarme un’amica di Novara, che non riusciva a contattarlo.

La sua firma è visibile anche in diversi programmi di Adriano Celentano, andati in onda sulla Rai, dove Beldì approda negli anni ’60. Suoi sono, tra gli altri, Svalutation, e poi, ancora, Francamente me ne infischio, del 1999, e, ancora, Rockpolitik e La situazione di mia sorella non è buona, rispettivamente del 2005 e del 2007. Nel novembre 2009 collabora anche con Gianni Morandi per lo show Grazie a tutti, in onda in prima serata su Rai 1 per quattro domeniche. E poi nel 2012 torna a collaborare con il Molleggiato per lo show dell’8 e 9 ottobre dall’Arena di Verona, trasmesso su Canale 5, dal titolo Rock Economy.

La prima reazione di cordoglio è arrivata, poco dopo la notizia della scomparsa, da Gabriele Corsi, del Trio Medusa. “Si piange sempre tantissimo quando ti lascia qualcuno con cui hai riso moltissimo. Ciao Paolo, dai tu “lo studio libero”. E buon viaggio”, ha scritto su Twitter il comico e conduttore.

Contattato dall’AdnKronos, anche Fabio Fazio ha commentato la scomparsa del compagno di una lunga parte della sua carriera televisiva. “Abbiamo lavorato insieme dieci anni straordinari. Avevamo raggiunto un’intesa pazzesca a ‘Quelli che il calcio’, lui con le immagini partecipava al dialogo, commentava, interveniva. La sua regia parlava ad alta voce, quasi sempre ironizzando – ha detto il conduttore – Me lo presentò Bruno Voglino quando facevamo ‘Diritto di replica’ su Rai3 e lui inventò una cifra stilistica di racconto da grande appassionato di televisione, cresciuto alla scuola di Beppe Recchia, dove la regia aveva una funzione fondamentale nel racconto. Cifra che divenne fondamentale in ‘Quelli che il calcio’. Era un uomo molto ironico ma anche molto solitario. Grande appassionato di musica e suonatore di chitarra: i Beatles in particolare erano la sua Bibbia e questo era un argomento che ci univa”. Fazio quindi svela: “Fu Paolo a dirmi ti vedrei benissimo in un programma con Claudio Baglioni”. Da quell’input nacque il programma cult ‘Anima Mia’. “Naturalmente quando feci i miei primi Sanremo, Paolo era al mio fianco. Poi quando lasciai ‘Quelli che il calcio’ per dedicarmi al talk ci salutammo”, aggiunge Fazio. Che conclude amaro: “La sua regia era fatta di grande qualità, una qualità che passava anche per le scene costose e per un numero di telecamere notevole e credo che anche per questo lo abbiamo visto sempre meno. Perché oggi è tutto all’insegna del taglio, del risparmio e del consumo istantaneo“.

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