I funzionari elettorali sono autorizzati a rifiutare il conteggio delle schede votate nel distretto sbagliato e ci sono limitazioni per gli attivisti delle campagne elettorali nella raccolta delle schede del voto anticipato da portare ai seggi. Due punti approvati dallo Stato dell’Arizona che per i democratici sono il grimaldello usato dai repubblicani per restringere l’opportunità di voto, penalizzando in particolare le minoranze. Due aspetti sui quali la Corte Suprema si è pronunciata oggi, considerandoli non discriminatori. Con sei giudici a favore e tre contrari – come sei sono i giudici scelti dai presidenti repubblicani (l’ultimo dei quali è Amy Coney Barrett, voluta da Donald Trump) e tre dai democratici -, la Corte ha annullato la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di San Francisco che aveva invece ritenuto le misure imposte colpissero in modo sproporzionato gli elettori neri, ispanici e nativi americani in violazione del Voting Rights Act del 1965.

Contro la decisione della Corte si è espresso anche il presidente Joe Biden, “profondamente deluso” dalla sentenza che “mina il Voting rights act e conferma quello che il giudice Kagan ha definito “una significativa disparità razziale nelle opportunità di voto”. Per il presidente si tratta di una ennesima decisione “pericolosa” in materia che però “non limita la capacità del Congresso di riparare il danno fatto oggi”. Da qui il suo appello a “forgiare un’ampia coalizione” per ripristinare pienamente i diritti di voto.

Il giudice conservatore Samuel Alito ha scritto che l’interesse dello stato per l’integrità delle elezioni giustifica le misure. In dissenso, la giudice Elena Kagan ha invece osservato che la Corte stava indebolendo la storica legge sui diritti di voto (Voting Rights Act) per la seconda volta in otto anni. “Ciò che è tragico qui è che la Corte ha (ancora una volta) riscritto – per indebolirlo – uno statuto che si erge a monumento alla grandezza dell’America e la protegge dai suoi impulsi più bassi. Ciò che è tragico è che la Corte ha danneggiato uno statuto inteso a determinare ‘la fine della discriminazione nel voto’. Io rispettosamente dissento“, ha evidenziato, insieme agli altri due giudici in minoranza.

Arizona, le decisioni su aborto e camere a gas – Per quanto riguarda invece l’Arizona, nei mesi scorsi il governatore repubblicano Doug Ducey ha firmato tramutando in legge il provvedimento che vieta le interruzioni di gravidanza sulla base di anomalie genetiche, come ad esempio la sindrome di Down. La nuova norma prevede il carcere per chi effettua aborti, vieta la spedizione via posta di medicinali per indurre l’aborto e richiede che i feti siano seppelliti o cremati.

Inoltre a maggio lo Stato ha deciso di acquistare sostanze velenose usate per realizzare l’acido cianidrico, lo stesso gas usato dai nazisti nel campo di sterminio di Auschwitz, per riprendere le esecuzioni anche nella camera a gas, che per questo è stata recentemente ristrutturata. A motivare la scelta la scarsità del mix di veleni per l’iniezione letale, sempre più difficile da reperire.

L’Arizona non è l’unico Stato Usa a prevedere il ricorso alla camera a gas nella sua legislazione: condivide questo orrore con Alabama, California, Mississippi, Oklahoma e Wyoming. Di recente altri Stati Usa, per far fronte alla penuria di veleni per l’iniezione letale, hanno riesumato altri metodi di esecuzione dei condannati a morte come la fucilazione (vedi la recente legge entrata in vigore in South Carolina) o la sedia elettrica (prevista in Alabama, Arkansas, Florida, Kentucky, Mississippi, Oklahoma, Tennessee e ancora la South Carolina).

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