Due spinte diverse e, se non del tutto opposte, ancora malamente coordinate. Nel centrodestra continuano le strategie di posizionamento in vista dei prossimi appuntamenti elettorali: mentre solo ieri il sondaggio di Swg per il TgLa7 dava Fratelli d’Italia primo partito davanti alla Lega, oggi sui principali quotidiano i due leader Silvio Berlusconi e Matteo Salvini espongono le loro idee sul futuro della coalizione. E da una parte l’ex Cavaliere, intervistato dal Corriere della sera, rivela di avere già in mente il nome per il suo progetto di partito unico (“Non mi dispiace Cdu”), mentre dall’altra Matteo Salvini frena chiedendo prima “una carta di valori” condivisa e un progetto di federazione.

Il leader di Forza Italia è tornato a parlare della sua idea di unire le forze di centrodestra sotto un’unica sigla. “Il partito unico non è una ‘fusione fredda’ imposta dall’alto, che si possa realizzare in poche settimane”, ha specificato però al Corriere della sera. “Anzi, dobbiamo fare il contrario: un grande lavoro che coinvolga i militanti, gli eletti e soprattutto l’opinione pubblica di centrodestra, le categorie, donne e uomini della società civile vicini alle idee, ai valori e ai legittimi interessi che noi rappresentiamo”. E sui tempi ha precisato: “Per la verità nessuno ha mai parlato della fine dell’anno. Come orizzonte temporale realistico ho indicato le elezioni del 2023“. Resta il fatto che dentro la coalizione non c’è grande entusiasmo per l’idea dell’ex Cavaliere, che però ha ribadito: “La mia proposta è rivolta sia a Matteo Salvini che a Giorgia Meloni e alle altre forze di centrodestra”. Ma che i lavori siano a buon punto lo dimostra il fatto che si inizi a parlare anche dell’etichetta che avrà la riformulazione o ristrutturazione. Una delle opzioni è “‘Centrodestra italiano’, che, ha continuato, “ha il pregio della chiarezza, e il richiamo all’Italia, il Paese che amiamo, mi pare utile. Non mi dispiace neppure Centrodestra Unito, la cui sigla, Cdu, avrebbe il pregio di richiamare quello che per noi è un modello di riferimento, i nostri partner tedeschi nel Partito popolare europeo”. Quindi ha concluso: “Il centro-destra ha bisogno di un forte aggancio ai principi liberali, cristiani, europeisti, garantisti che noi di Forza Italia rappresentiamo. Sono i valori del Ppe, ai quali non rinunceremo mai. Del resto, i partiti espressione del Ppe stanno tornando a vincere in tutt’ Europa, proprio ieri in Francia alle regionali, poche settimane fa a Madrid e in Germania, presto accadrà anche in Italia”.

Su un’altra linea Matteo Salvini che per il momento si limita, intervistato da la Stampa, a delimitare l’azione dentro il governo Draghi. “Nei prossimi mesi ci sono tre riforme: pubblica amministrazione, fisco e giustizia. Da approvare da parte di un Parlamento che tecnicamente entra nel semestre bianco, durante il quale, qualunque cosa accada in aula, nessuno va a casa. Se i 5 stelle iniziano a farsi i dispetti, votandosi contro a scrutinio segreto, è un casino. Per questo io ho proposto la federazione del centrodestra, per garantire a Draghi e al governo che almeno noi siamo compatti”. Quindi federazione sì, ma non partito unico: “Non è all’ordine del giorno, come la vittoria della Champions da parte del Milan, di certo non l’anno prossimo. Il partito unico non è una cosa che nasce a tavolino o in laboratorio. Partiamo dalla collaborazione sui temi, dalla giustizia al fisco. Proporrò a Berlusconi una carta dei valori condivisi, da sottoporre a chi ci sta: libertà d’impresa, famiglia, innovazione, ambiente”.

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