“Le recenti notizie di stampa riguardo la nomina al Nucleo tecnico per il coordinamento della politica economica presso il Dipartimento di Programmazione Economica di cinque consulenti rischiano di danneggiare l’immagine di competenza tecnica del governo e la fiducia nel suo operato”. Perché gli esperti scelti dall’esecutivo sono tutti uomini, provengono tutti dal nord della penisola e tra loro ce ne sono alcuni che hanno una “visione economica estremista caratterizzata dalla fiducia incondizionata nella capacità dei mercati di risolvere autonomamente qualsiasi problema economico e sociale” e “minimizzano la questione del Mezzogiorno” e il cambiamento climatico. È il contenuto della lettera che 150 tra economisti, docenti universitari, ricercatori ed esperti hanno scritto al presidente del Consiglio, Mario Draghi, dopo la scelta di Carlo Cambini, Francesco Filippucci, Marco Percoco, Riccardo Puglisi e Carlo Stagnaro come consulenti del Dipe.

“Appare paradossale che ci si prepari a gestire il più esteso piano di investimenti pubblici degli ultimi decenni con una squadra di consulenti che in alcuni casi non paiono possedere i previsti requisiti di comprovata specializzazione e professionalità, con riferimento ai temi su cui saranno chiamati a lavorare”, scrivono nella lettera pubblicata da Domani e Manifesto i firmatari, tra cui Nicola Acocella, docente emerito di politica economica all’università La Sapienza di Roma, Sergio Cesaratto, ordinario all’università di Siena, Giovanni Dosi, direttore dell’Istituto di Economia alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Emanuele Felice, ordinario di Politica economica presso l’Università “​Gabriele D’Annunzio” di Chieti-Pescara ed ex responsabile economia del Partito Democratico, Mauro Gallegati, docente dell’università Politecnica delle Marche, Andrea Roventini sempre della Sant’Anna.

La missiva sottolinea che alcuni degli economisti ingaggiati a Chigi sono noti “per il sostegno aprioristico ad una teoria che afferma l’inutilità, se non la dannosità, dell’intervento pubblico in economia” e rappresentanti di “posizioni antiscientifiche, che minimizzano la questione del cambiamento climatico e l’urgenza di adeguate politiche d’intervento”, che finiscono per mettere in pericolo “la credibilità del governo riguardo il principale pilastro delle politiche economiche europee dei prossimi anni che il governo dovrà realizzare, in sintonia con il Green Deal dell’Ue”. Il riferimento è a Carlo Stagnaro, direttore della ricerca e tra i fondatori dell’Istituto Bruno Leoni.

In più rispetto alla questione del Mezzogiorno “in alcuni casi le loro posizioni sono di scarsa attenzione e di riduzionismo” rispetto alla rilevanza del problema. E “tali preoccupazioni – continuano – sono rafforzate dalla loro appartenenza a think-tank liberisti dei quali non sono noti i finanziatori”. I firmatari ritengono quindi che il governo Draghi “per tutelare il suo prestigio nonché la sua efficacia operativa” dovrebbe “riconsiderare alcune nomine ed avvalersi di collaboratori e collaboratrici sempre di indiscussa competenza e obiettività”, attenti al ruolo che gli investimenti del Pnrr potranno avere “nel contesto del nuovo intervento pubblico in economia”. A questo link è possibile leggere la lettera nella sua interezza e firmarla.

Intanto anche l’ex ministro e oggi parlamentare di FacciamoECO Lorenzo Fioramonti in un intervento su Avvenire critica la scelta del governo. Stagnaro, scrive, “è un negazionista climatico, sostiene che il tabacco non sia cancerogeno ed è un fautore dell’idea che il porto d’armi diffuso riduca il crimine in una società. Da ultimo, ha criticato la proposta di una tassa sulla multinazionali proposta dal G7, Draghi compreso. Qualcuno penserà che, al di là delle sue idee, deve essere almeno uno studioso affermato. Non proprio, visto che vanta 150 citazioni su Google Scholar, meno di un ricercatore a inizio carriera”. Quanto a Riccardo Puglisi, Fioramonti lo definisce “un altro polemista ultraliberista che definì Mariana Mazzucato una «sopravvalutata» (parla lui che ha un ventesimo delle citazioni della Mazzucato) e sembra passare più tempo a incendiare Twitter che a far valere le sue idee con la produzione scientifica”.

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