La destra spagnola è scesa in piazza con un unico obiettivo: protestare contro l’intenzione del governo di Pedro Sánchez di concedere l’indulto agli indipendentisti catalani in carcere per il referendum unilaterale del 2017. Eppure, Ciudadanos e Popolari (Pp), a differenza di Vox, sono apparsi più lontani che mai, attenti a mantenere le distanze. Il dato dell’affluenza in Plaza de Colón, tradizionale punto d’incontro della destra, varia a seconda della fonte: 25mila persone per la delegazione del governo in mano ai socialisti, 60mila per El País e 126mila per l’esecutivo madrileno a trazione popolare.

Madrid sarà la tomba del sanchismo”, hanno gridato alcuni manifestanti. In piazza c’era di tutto: l’associazione ultracattolica Hazte Oir — nota per le sue campagne contro l’omosessualità, l’aborto e i diritti dei transessuali — ex militari, la Fondazione Francisco Franco e altre organizzazioni di estrema destra. Anche per questa ragione Inés Arrimadas e Pablo Casado, leader rispettivamente di Ciudadanos e Pp, hanno scelto di restare defilati, lasciando spazio a Vox, la formazione di Santiago Abascal.

È infatti ancora vivido il ricordo della manifestazione di due anni fa, quando i tre partiti protestarono insieme nella stessa piazza, contro lo stesso premier e per un motivo molto simile: “le concessioni” fatte all’indipendentismo. Nel febbraio del 2019, Albert Rivera, ex segretario di Ciudadanos, Casado e Abascal, vennero immortalati da Carlos Rosillo di El País in una foto che è già passata alla storia. Lì si sanciva l’unità della destra, che due mesi prima si era concretizzata con la formazione di una coalizione alla guida dell’Andalusia.

Da quel momento, ne è passata di acqua sotto i ponti. Ciudadanos ha perso consensi fino a sparire dal panorama politico madrileno e Casado ha scelto di allontanarsi da Abascal quando Vox ha presentato una mozione di sfiducia contro Sánchez a ottobre 2020. Questa domenica, Colón rappresentava la perfetta metafora delle tensioni presenti nell’opposizione: Casado si è fermato all’imbocco della piazza, mentre Arrimadas, arrivata in ritardo, si è sentita dire da un membro della sicurezza: “Non può entrare”. All’interno, Vox dominava con una fitta presenza di militanti.

“Chiediamo a Sánchez coerenza, dignità, che rispetti l’unità nazionale, la Costituzione che ha giurato di difendere”, ha dichiarato Casado. Ma le differenze, nel caso dei popolari, riguardano anche le correnti interne al partito. Dopo il discorso del leader, dalla sede di Calle Génova, è intervenuta Isabel Díaz Ayuso, la presidente della Comunità di Madrid fresca di vittoria schiacciante alle ultime elezioni di maggio. Osannata dalla folla, ha chiamato in causa il re destando l’imbarazzo dei suoi colleghi: “Che farà il re di Spagna? Firmerà gli indulti? Lo faranno complice?”. Di fronte alla sua aggressività, alcuni presenti hanno esclamato: “Ayuso, tu solamente puoi farcela contro Sánchez! Candidati!”. Per il portavoce di Ciudadanos alla regione, Edmundo Bal, il re va tenuto fuori dal dibattito, perché il responsabile resta esclusivamente il premier.

L’idea dell’indulto si fa sempre più probabile, nonostante il parere fortemente contrario della Corte Suprema. Recentemente è arrivato anche il nulla osta degli indipendentisti di sinistra di Esquerra Republicana (Erc), che ha appena formato un governo con Junts x Catalunya (JxC) alla guida della Comunità Autonoma. In una lettera, il presidente di Erc Oriol Junqueras, attualmente in carcere, ha difeso la via scozzese, ovvero un referendum pattuito con lo Stato. Ha quindi abbandonato la via dell’amnistia e del referendum unilaterale, come quello del 2017, un’opzione che continua invece a sostenere JxC.

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