“Come il coltellino dell’esercito svizzero, il popolare fucile semiautomatico Ar-15 può servire altrettanto bene a difendere il proprio domicilio e la propria patria”. Il passaggio è contenuto nelle 90 pagine di motivazione della sentenza del giudice federale Roger T. Benitez, che ha così annullato il divieto, in vigore da 32 anni (dal 1989) in California, di possedere fucili d’assalto. Per il giudice il bando è stato “un esperimento fallito”. La decisione ha scosso profondamente lo Stato, che entro i prossimi 30 giorni (tempo in cui la sentenza è sospesa) farà ricorso contro il verdetto, e sconvolto il governatore democratico Gavin Newsom alla luce della crescita del fenomeno delle sparatorie e dei massacri. “Questa sentenza – ha commentato Newsom – rappresenta una minaccia per l’ordine pubblico e per la vita di tanti cittadini innocenti. E paragonare i fucili d’assalto a un coltellino svizzero – ha aggiunto – è uno schiaffo e un insulto alle famiglie delle vittime delle tante stragi di massa”.

Chi è il giudice Robert Benitez – Ad accogliere il ricorso presentato nel 2019 da un gruppo formato da possessori d’armi, lobbisti e proprietari di armerie, è stato il giudice federale distrettuale Roger Benitez, nominato nel 2003 da George W. Bush e già assurto agli onori della cronaca per aver bloccato nel 2003 la legge californiana che vietava la vendita dei maxi caricatori, quelli in grado di contenere più di dieci proiettili. Per il magistrato pro-armi il divieto del 1989 che mette al bando i fucili d’assalto “è incostituzionale perché il governo di uno Stato non è libero di imporre ai cittadini americani le sue scelte politiche quando queste riguardano i diritti costituzionali”: in questo caso il secondo emendamento che sancisce il diritto alla difesa e al possesso di armi da fuoco. Il giudice si è però spinto oltre, motivando la sentenza in maniera a dir poco discutibile: “Qui non stiamo parlando di bazooka, cannoni o mitragliatori, ma di ordinari fucili moderni e popolari”. Da qui l’azzardato parallelo col coltellino svizzero e la considerazione che “le armi e le munizioni nelle mani dei criminali, dei tiranni e dei terroristi sono pericolose. È preferibile lasciarle nelle mani dei cittadini responsabili e rispettosi della legge”.

Il fucile semiautomatico Ar-15 – Si stima che in America oltre 8 milioni di persone lo posseggano. A quest’arma micidiale – derivata da quell’M16 utilizzato dall’esercito americano e in alcuni stati Usa dalla polizia – si devono alcune delle stragi più sanguinose avvenute negli ultimi anni nel Paese, compresa quella del concerto di Las Vegas, la più tragica della storia americana che ha ucciso 61 persone e ne ha ferite altre 411. Ma anche la California ha pagato un caro prezzo nonostante il bando degli AR 15, con la strage nel liceo di Parkland nel 2018 o quella nel centro sociale di San Bernardino nel 2015.

Le stragi provocate dalle armi – La sentenza della California accende ancora una volta i riflettori sulla circolazione delle armi negli Usa, che solo nel 2019 – scrive Bbc – hanno causato 14.400 omicidi. I Cdc, massima autorità per il controllo della salute pubblica, sempre nel 2019 hanno registrato 38.300 morti complessivi provocati da armi da fuoco, di cui più di 23.900 suicidi. Gli Stati Uniti detengono inoltre il triste primato del primo Paese al mondo per il possesso di armi, circa 120,5 ogni 100 residenti. Al secondo posto solo lo Yemen con 52,8 ogni cento abitanti, come registra sui dati del 2018 il Small Arms Survey.

Numeri impressionanti che, alla luce delle sparatorie avvenute negli ultimi mesi, hanno spinto Joe Biden a chiedere al Senato di approvare due leggi che introducono norme più restrittive sulla circolazione delle armi, definite dal presidente “un’epidemia, fonte d’imbarazzo internazionale per il nostro Paese”. Difficilmente i due provvedimenti saranno approvati, in un Senato diviso a metà e dove la lobby delle armi Nra finanzia da decenni molti influenti esponenti del partito repubblicano.

Fin dagli inizi della pandemia la vendita di armi era schizzata alle stelle in molti Stati, con milioni di americani convinti che l’emergenza sanitaria potesse portare alla disintegrazione dell’ordine pubblico con furti, saccheggi e omicidi. Una sensibile impennata delle vendite si è verificata anche nelle settimane che hanno preceduto le elezioni presidenziali di novembre, dove la vittoria di Biden è successivamente culminata con l’assalto al Congresso da parte dei sostenitori di Trump.

La tensione, intanto, cresce: dallo scorso anno i criminologi americani, ha scritto Cnn, hanno rilevato un aumento delle sparatorie (33% di omicidi in più nelle principali città), deflagrate con la crisi economica causata dalla pandemia e le proteste antirazziste esplose dopo il caso di George Floyd. Soltanto guardando al weekend del Mothers’ Day, la festa della mamma del 12 maggio, secondo i dati del Gun Violence Archive, nel giro di 72 ore si sono verificate 11 sparatorie che hanno provocato la morte di 117 persone e il ferimento di altre 303.

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