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Mattia Torre, la moglie Francesca: “Era già in metastasi a un rene quando l’ha saputo, doveva vivere due anni e invece sono stati quattro”

“Emma toglie il fiato quando parla, l’ha ereditato da Mattia”, ha spiegato Francesca in un’intervista al Corriere della Sera. La donna, di mestiere ostetrica, ma appassionata di teatro, ha poi raccontato l’incontro con Mattia morto a 47 anni nel 2019

di Davide Turrini

Ancora risuonano le dolci parole di Emma Torre sul palco dei David di Donatello 2021. “Bravo papà! Sei riuscito a vincere questo premio anche se non ci sei più”, aveva dichiarato al microfono l’undicenne figlia del defunto drammaturgo Mattia Torre, ritirando assieme a mamma Francesca il David per la miglior sceneggiatura del film Figli vinto dal padre. “Emma toglie il fiato quando parla, l’ha ereditato da Mattia”, ha spiegato Francesca in un’intervista al Corriere della Sera. La donna, di mestiere ostetrica, ma appassionata di teatro, ha poi raccontato l’incontro con Mattia morto a 47 anni nel 2019.

“Ci siamo conosciuti nel 2005 tramite amici nella sua casa. Mi guardava da lontano. C’era un via vai di gente, si facevano le quattro del mattino a vedere film, a scherzare e bere birra. Un giorno al mare mi disse: ho molta voglia di baciarti. Dissi no. Allora ti abbraccio. Sono stati 15 anni di amore. Eravamo complici in tutto e per tutto, l’incontro di anime gemelle da cui sono nati Emma e Nico”.

Il ricordo di Francesca torna agli anni della malattia del marito (“Era già in metastasi a un rene quando l’ha saputo, doveva vivere due anni e invece sono stati quattro”), al fatto che lo script di Figli non l’avrebbe potuto vedere trasformato in film (“lo scrisse e indicò Giuseppe Bonito come regista al suo posto”), infine la positività e l’ironia con cui affronto l’improvvisa apparizione della malattia: “Davanti a una pizza pensò a come dovesse essere il suo funerale, nella sua chiesa che era il teatro Ambra Jovinelli. Voleva essere ricordato dai suoi amici, Valerio Mastandrea, Valerio Aprea, Pietro Sermonti… Ridevamo e piangevamo, fu un trionfo. Mattia non aveva famiglia d’origine, figlio unico, il papà morto, la mamma vive in Svizzera. La sua rete di salvataggio eravamo noi e i suoi amici. Diceva che le sue ceneri dovevano essere esposte con un bicchiere di Chardonnay. Mattia era un uomo fuori dall’ordinario che rise della malattia e della morte”.

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