Il giorno dopo il suo discorso al Congresso, Joe Biden è volato in Georgia per un rally a Duluth. Davanti alla folla stipata in 315 automobili (era un drive-in rally), Biden ha esposto le linee essenziali dei due piani – in totale oltre 4000 mila miliardi di dollari – con cui vuole ridare slancio all’economia americana, creare lavoro, riammodernare le infrastrutture, allargare sanità e diritti sociali. La scelta della Georgia non è stata casuale. Qui, il 5 gennaio, un ballottaggio ha consegnato ai democratici i due seggi dello Stato al Senato. La vittoria dei democratici Rafael Warnock e Jon Ossof ha dato a Biden il controllo (per un solo voto) del Senato, permettendogli di abbozzare una serie di riforme economiche e sociali di carattere storico.

Sul podio di Duluth, Joe e Jill Biden si sono stretti, mano nella mano, a Ossof e Warnock, mentre dagli altoparlanti fluiva la musica di (Your Love Keeps Lifting Me) Higher and Higher. “Voi avete cambiato l’America – ha detto Biden ai militanti della Georgia -. Voi avete cominciato a cambiare l’America e ci avete aiutato a provare che l’America può ancora occuparsi dei propri cittadini”. Il viaggio di Biden a Duluth (prima il presidente, insieme a Jill, ha fatto tappa a casa del suo vecchio amico, ed ex presidente, Jimmy Carter) è solo il primo di una serie di appuntamenti con cui l’amministrazione vuole celebrare i primi 100 giorni di lavoro. Qui sotto una prima valutazione di quanto fatto, e non fatto, da Biden in questi tre mesi.

Pandemia Covid-19 Biden è arrivato alla Casa Bianca promettendo di distribuire 100 milioni di vaccini nei primi 100 giorni della sua presidenza. In realtà, l’obiettivo dei 200 milioni è stato raggiunto il 21 aprile, una settimana prima della scadenza prevista. L’obiettivo – il doppio rispetto alle promesse – è stato raggiunto grazie a un insieme di misure. Il Defense Production Act, una vecchia legge che risale ai tempi della guerra in Corea, è stato utilizzato dall’amministrazione per orientare la produzione di Pfizer e Moderna e condurre a un accordo i rivali Merck e Johnson & Johnson. Sono stati coinvolti nelle operazioni di vaccinazione farmacie, community centers, e ancora dentisti, ostetriche, paramedici, oculisti. Nell’“American Rescue Plan”, il piano di stimolo economico approvato lo scorso marzo, una porzione dei 1900 miliardi di dollari stanziati è andato proprio al rilancio della strategia vaccinale. Come segno dell’importanza che le questioni sanitarie hanno assunto, Biden ha elevato al grado di ministro il direttore dell’Office of Science and Technology Policy” della Casa Bianca. Alla fine la strategia è risultata vincente. Il virus, che resta una minaccia importante alla salute pubblica, è stato piegato. Il prossimo 4 luglio, Giorno dell’Indipendenza, Biden ha promesso festeggiamenti “quasi normali”.

Ripresa economica – Nel discorso di mercoledì sera al Congresso, Biden ha illustrato il suo “American Families Plan”, un piano da 1800 miliardi di dollari che prevede misure per l’assistenza ai minori, la sanità, l’educazione, i congedi parentali e per malattia. Il piano “per le famiglie” fa seguito proprio all’ “American Rescue Plan”, con stanziamenti da 1900 miliardi, che ha distribuito assegni diretti da 1400 dollari alla maggioranza degli americani, allargato i sussidi di disoccupazione, puntato su una migliore qualità dell’assistenza sanitaria. Al Congresso è intanto arrivato l’“American Jobs Plan”, che prevede 2300 miliardi di stanziamenti nelle infrastrutture (ponti, strade, ferrovie), oltre a ulteriori investimenti nella sanità, ristrutturazione del sistema fiscale, espansione della banda larga, transizione ecologica. Si tratta di un piano di investimenti da quasi 6000 miliardi di dollari (persino più imponente, fatte le proporzioni col valore del dollaro dell’epoca, di quello impostato da Franklin D. Roosevelt nei primi mesi della sua presidenza), che punta a ridare al governo federale un ruolo centrale nell’economia, nella redistribuzione della ricchezza, nella gestione dei programmi sociali. Non tutto sta andando come previsto. Se, per esempio, gli assegni diretti hanno raggiunto i conti correnti degli americani con una certa rapidità, subiscono al momento forti rallentamenti i sussidi per i ristoranti, per i lavoratori dello spettacolo, per le famiglie a basso reddito con minori che non hanno goduto dei pasti scolastici. Nell’insieme, la scossa che Biden ha inteso dare all’economia americana rappresenta una delle realizzazioni più significative, e sorprendenti, dei primi 100 giorni di mandato.

Riapertura delle scuole – A dicembre, quando era solo presidente-eletto, Biden disse che la maggioranza delle scuole americane avrebbero riaperto entro tre mesi dal suo arrivo alla Casa Bianca. Il 16 febbraio, quindi già in carica, Biden ha fatto un parziale passo indietro. L’obiettivo è diventato “offrire cinque giorni di istruzione in presenza”, soprattutto per gli studenti delle elementari e della middle school, quindi nei primi otto anni di insegnamento. Il fatto è che la scuola, negli Stati Uniti, è gestita a livello locale e in questi mesi ogni distretto scolastico ha affrontato la pandemia in modi diversi, senza reali possibilità di coordinamento federale. La promessa di Biden non è dunque stata rispettata. Se oggi negli Stati Uniti molte più scuole offrono istruzione in presenza rispetto a inizi 2021, l’intero sistema scolastico americano non ha certo ripreso a pieno regime.

Immigrazione – Subito dopo il suo arrivo alla Casa Bianca, Joe Biden ha firmato alcuni ordini esecutivi con cui ha voluto cancellare alcuni dei pilasti più contestati della politica sull’immigrazione di Donald Trump; tra questi, il bando agli arrivi negli Stati Uniti da sette Paesi a maggioranza musulmana. Biden ha anche creato una task-force che ha lo scopo di riunire le famiglie separate al confine messicano grazie alla politica di “tolleranza zero” di Trump. Oltre a bloccare i fondi per la costruzione del muro, il nuovo presidente ha anche implementato politiche di accoglienza per rifugiati Lgbtq. E in un altro ordine esecutivo, ha cancellato la misura (anche questa approvata negli anni di Trump), che rende più difficile ottenere un visto negli Stati Uniti per quei migranti che faranno uso di benefici sociali come il Medicaid. A parte qualche misura sporadica, Biden non è però riuscito a mantenere la promessa di un approccio “più umano e più razionale” alla questione immigrazione.

L’amministrazione ha avuto serie difficoltà a contenere l’arrivo di migliaia di persone dal Centro e Sud America. La politica delle espulsioni senza accesso a un tribunale è continuata, come negli anni di Trump, e tragica si è subito rivelata la situazione dei minori non accompagnati. Migliaia di giovani, dai tre ai 17 anni, sono stati stipati in piccole celle di cemento nelle strutture di confine (quelle che gli agenti dell’immigrazione usano per i detenuti provvisori), prima che il Dipartimento alla Sanità mettesse a disposizione strutture più consone. Biden ha anche oscillato sulla questione dei rifugiati. Prima ha annunciato che avrebbe alzato il numero dei rifugiati accolti negli Stati Uniti ben oltre i 15 mila fissati da Trump; poi ha spiegato che per il 2021 si pensava di ammetterne proprio 15 mila; quindi di fronte allo sdegno dei gruppi progressisti, l’amministrazione ha spiegato che si intende oltrepassare quella soglia. Il presidente ha ora dato a Kamala Harris la responsabilità di sovrintendere alla questione immigrazione. La vice partirà presto per un viaggio in Messico e Guatemala. Sull’immigrazione Biden ha messo comunque in atto una politica incerta, ondivaga, che ha scontentato tutti, a destra e a sinistra, tradendo molte delle promesse fatte prima del novembre 2020.

Cambiamenti climatici – Due settimane fa, Biden ha mantenuto l’impegno di ospitare un summit globale sul clima nei primi 100 giorni della sua presidenza. In quell’occasione, il presidente ha annunciato di voler tagliare del 50/52 per cento le emissioni inquinanti degli Stati Uniti entro il 2030, prendendo come riferimento la situazione del 2005. Nel suo primo giorno alla Casa Bianca, Biden ha anche revocato la decisione presa da Trump nel 2017 e ha fatto rientrare gli Stati Uniti negli Accordi sul clima di Parigi. Oltre a un ruolo sicuramente più attivo di Washington sulla questione dei cambiamenti climatici, restano però ancora molti punti oscuri su come Biden intenda muoversi per realizzare la promessa del taglio delle emissioni. Nel suo piano per le infrastrutture ci sono incentivi fiscali per le imprese che affrontano la transizione verso forme di energia alternativa e un programma molto aggressivo di diffusione delle auto elettriche. Molti scienziati ritengono però le misure insufficienti per raggiungere i target annunciati.

Giustizia razziale e di genere – Tra i primi provvedimenti del nuovo presidente, ci sono stati una serie di ordini esecutivi che promuovono la lotta alla discriminazione nell’edilizia residenziale pubblica, annullano il ricorso del governo federale alle prigioni gestite dai privati e smantellano la “1776 Commission” creata da Trump per promuovere “l’istruzione patriottica”. Misure di allargamento dell’offerta sanitaria nelle comunità afro-americane (e ispaniche) sono contenute nella legge di stimolo economico votata a marzo. Biden è stato poi particolarmente presente durante le settimane del processo a Derek Chauvin per l’omicidio di George Floyd. Ha definito il razzismo “una macchia sull’anima della nazione” e si è detto sollevato dopo il verdetto di colpevolezza per Chauvin. “Giustizia è fatta”, ha detto. L’amministrazione ha però abbandonato la promessa fatta in campagna elettorale di creare una commissione gestita direttamente dalla Casa Bianca e che indaghi sulla condotta delle forze di polizia. Al suo posto, Biden ha detto di volersi impegnare nel far approvare dal Congresso una riforma dei Dipartimenti di Polizia (che abolisca su tutto il territorio nazionale il chokehold, la stretta al collo del sospettato, e renda gli agenti penalmente responsabili di quanto fatto nell’esercizio delle loro funzioni). Vista l’opposizione strenua dei repubblicani, è quasi certo che la legge non passerà, dando quindi un colpo alle speranze che l’ascesa di Biden aveva suscitato in larghi settori della comunità afro-americana. Veloce è stata invece la reazione della nuova amministrazione alle politiche discriminatorie messe in atto da Trump contro i transgender. Nei primi giorni della sua presidenza, Biden ha tolto il bando all’entrata delle persone transgender nell’esercito.

Politica estera – Nelle questioni internazionali, il nuovo presidente ha riportato in auge una strategia e degli orientamenti che i quattro anni di Trump avevano fatto saltare. Torna, come promesso, l’asse con Gran Bretagna ed Europa. Si mantiene un confronto serrato e in alcuni momenti fortemente antagonistico con la Cina e la Russia (destinataria di sanzioni particolarmente dure per l’attacco ai sistemi informatici del governo e delle imprese americane). Biden ha mantenuto la promessa di far tornare a casa, una volta per tutte, le truppe Usa dall’Afghanistan, mettendo fine a una guerra che ha drenato miliardi di risorse americane e provocato migliaia di morti. Il ritiro delle truppe Usa dall’Afghanistan inizia il 1 maggio, per concludersi entro l’11 settembre, a 20 anni esatti dall’attacco a Due Torri e Pentagono. Altra promessa che Biden ha realizzato è stata quella di una ripresa dei negoziati sul nucleare iraniano: nelle ultime settimane emissari di Washington e di Teheran stanno negoziando a Vienna. L’obiettivo, dicono gli americani, è “un potenziale ritorno a un accordo sul nucleare”. Biden, che in campagna elettorale aveva detto di voler “restaurare lo spirito della democrazia americana”, sta anche dimostrando particolare attenzione alle questioni dei diritti umani nel mondo. Dall’Etiopia alla questione degli Uiguri, dal “genocidio armeno” alla sorte di Alexei Navalny, questa amministrazione (soggetta a forti pressioni da gruppi progressisti e Ong) sta dimostrando una particolare attenzione alla violazione dei diritti a livello internazionale.

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