Agostino Miozzo, prima coordinatore del Comitato tecnico scientifico e poi consulente per la scuola del ministro Bianchi, ha deciso di lasciare l’incarico. L’annuncio arriva dalle colonne del Messaggero, a cui il medico – che tra gennaio 2020 e aprile 2021 è stato in prima linea nell’emergenza Covid – rilascia un’intervista. “Sulla scuola non è possibile che vi siano regioni o comuni che vanno per conto loro – dice -, senza applicare le decisioni del governo. Serve uno sforzo per ripartire e andrebbero effettuati molti più tamponi. Qualcuno lo fa, molti altri no”.

Spiega poi di ritenere che il suo ruolo da consulente si sia esaurito, e che è “molto stanco”. Miozzo, da sempre favorevole alla didattica in presenza, è molto critico rispetto alle scelte di alcune regioni dove “c’è chi lavora per la Dad” e chi contrasta la possibilità di tornare in classe. In più, aggiunge, “andrebbero eseguiti molti più test tra i ragazzi, molti più controlli“. Cita l’Alto Adige e il Lazio come territori virtuosi, che stanno facendo tamponi a campioni nelle scuole e si domanda perché questi modelli non possano essere replicati altrove.

Quanto al piano pandemico non aggiornato dell’Italia, per Miozzo il nostro Paese sconta il solito problema, cioè la mancanza della “cultura della prevenzione“, perché “non porta consenso politico”. Favorevole alle graduali riaperture decise dal governo, il medico sottolinea però che a preoccuparlo di più è “una anarchia crescente, la convinzione strisciante tra la gente che non vi sia più pericolo di contagio“. Ed è convinto che ora il ministero dell’Interno debba più che mai “decuplicare i controlli, multare chi sgarra. Solo così il Paese può permettersi le riaperture”.

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