Scuola che vai, ingorgo che trovi. Questo è il deprimente scenario mattutino, con fumi di smog e auto incolonnate, coi fanciulli ingabbiati dentro, da decenni a questa parte. Eppure, dopo anni di lotte e (purtroppo) tanti feriti e morti in incidenti stradali, finalmente stanno iniziando a diffondersi le strade scolastiche, cioè zone pedonali davanti alle scuole, almeno nei momenti di entrata uscita degli studenti.

Quando anni fa chiesi al mio comune (Faenza) una sbarra per impedire l’accesso delle auto davanti alla scuola dei miei figli, rischiai il linciaggio da parte degli altri genitori, abituati a portare i figli in auto. Oggi sempre più scuole e genitori chiedono di istituirle. Con il Decreto semplificazioni sono state introdotte le “zone scolastiche”, come definizione, ma non sono state ancora rese obbligatorie. Ogni Comune può decidere.

Anche nella difficile e ipermotorizzata Capitale sono finalmente approdate le #stradescolastiche, questa minima, sindacale conquista di civiltà. Minima perché servirebbero, in aggiunta, percorsi ciclopedonali sicuri da casa a scuola. Minima perché non dovrebbero servire né sbarre né volontari per difendere gli ultimi 300 metri di strada dall’assalto dei motorizzati. Semplicemente, in un paese civile, dovrebbe essere la norma arrivare a piedi o in bici a scuola. Anche perché in genere le scuole sono di stradario (di quartiere). Le strade scolastiche, quindi, sono solo un primo passo.

A Roma sono stati coinvolti 17 istituti della Capitale per un totale di 50 vie pedonali! Poche se si pensa quant’è grande Roma. Eppure c’è chi protesta. Emblematica la contestatissima vicenda della pedonalizzazione di via Puglie, dove gravitano più di duemila giovani di età compresa tra i 3 e i 19 anni che non dispongono di spazi adeguati e protetti. Ricorsi al Tar e Consiglio di Stato hanno finora bloccato il progetto. Un caso emblematico delle resistenze che si alzano quando si prova a intaccare l’egemonia delle auto, considerate quasi appendici umane, con tutti i diritti di un umano.

Come spesso ho detto, e ogni giorno constato, il problema delle auto in città è una questione di democrazia degli spazi, prima ancora che di inquinamento. Eppure, invece di informare, certi quotidiani soffiano sul fuoco dell’ignoranza. Arrivando a scrivere, testualmente: “Unica cosa sicura è essere accompagnati dai genitori a scuola in automobile”; “Con le pedonalizzazioni il comune mette a rischio la salute di genitori e studenti”.

Forse questi giornalisti non sanno che esistono fiumi di letteratura scientifica che ci dicono il contrario: gli incidenti stradali costituiscono la principale causa di morte nei bambini tra 5 e 14 anni in Europa, e la maggior parte di questi come passeggeri (fonte: dati Oms 2016 sulla mortalità in Europa); non è poi vero che dentro l’auto si respira un’aria migliore, oltre al fatto evidente che andare a scuola in bici o a piedi diminuisce le auto circolanti e migliora la sicurezza per tutti. Diminuisce anche l’inquinamento, e permette di tutelare gli apparati respiratorio e neurologico dei bambini (Alvarez-Pedrerol et al. 2017; Boniardi et al. 2021; Clifford et al. 2016; Khreis and Nieuwenhuijsen, 2017; Rivas et al. 2018). Le pedonalizzazioni migliorano la qualità urbana e ridonano lo spazio ai bambini e alle famiglie.

Purtroppo in Italia solo il 26% dei bambini italiani si muove in modo attivo (bici e piedi) sul percorso casa scuola e uno su tre è sovrappeso o obeso (Rapporto “Okkio alla salute 2019”, Iss). Una situazione sanitaria preoccupante che condiziona il futuro delle nuove generazioni. Infine è ormai scientificamente assodato che gli spazi dedicati ai percorsi casa-scuola e le aree davanti alla scuola sono pericolosi, invasi dalle auto, non assolutamente a misura di pedoni e ciclisti (Polimi, Habitat Scuola, 2020).

Per questo da ormai un mese e mezzo le associazioni promotrici della campagna Strade scolastiche hanno scritto al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, ai ministri di Salute e Scuola e al presidente Anci Antonio Decaro per chiedere, nuovamente, di rendere obbligatorie su tutto il territorio nazionale “zone scolastiche” pedonali davanti alle scuole, finanziando la misura con un apposito stanziamento. Finora, senza ottenere risposta.

L’istituzione delle zone scolastiche, da poco introdotte nel Cds, è attualmente a discrezione dei Comuni, senza alcun vincolo, né c’è un fondo ad hoc che ne permetta un’adeguata pianificazione: il risultato è una situazione a macchia di leopardo con moltissime scuole ancora assediate dalle auto.

A Campi Bisenzio, ad esempio, il Consiglio Comunale ha rigettato la proposta di creare strade scolastiche avanzata da un consigliere comunale di minoranza (Ballerini, Campi a Sinistra), dicendo in sostanza “Bello, ma da noi non si può”. Purtroppo un atteggiamento simile è seguito da tantissimi comuni. Le strade scolastiche diventano variabili dipendenti della sensibilità dei comuni e della sensibilità delle scuole, dei dirigenti, dei genitori… alla ricerca di una unanimità impossibile da ritrovare.

Ma come si può lasciare ad una tale discrezionalità un diritto fondamentale dei bambini? Una volta di più ribadiamo la necessità di istituire strade scolastiche davanti ogni scuola, con fondo ad hoc.

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