Ci sono progetti che appaiono talmente assurdi che, quando ne leggi, ti domandi se sogni o sei desto. Nella mia vita ne ho conosciuti davvero tanti che sembrava uscissero da menti malate perché: va bene il business, va bene il ritorno economico a breve, va bene il capitalismo, va bene il liberismo sfrenato (ovvio che il “va bene” è solo un modo di dire e non implica la mia approvazione), ma a tutto c’è un limite. Oppure no?

Oggigiorno sembra proprio di no. Che non ci sia un limite ai progetti, alle follie, alle nefandezze. Dall’ampliamento dei comprensori sciistici in epoca di pieno riscaldamento globale, alle pale eoliche dove non spira il vento, ai pannelli solari su terreni fertili, all’alta velocità in Sicilia, alle grandi navi a Venezia. E potrei continuare. Anzi, continuo con la “Dubai dell’Adriatico”, quella che ai miei occhi appare come una mega speculazione edilizia calata dall’alto su una costa ancora miracolosamente preservata.

Vediamo i numeri. Tre miliardi di euro per 5 milioni di metri cubi spalmati su 150 ettari tra la foce del fiume Trigno e la foce del Torrente Mergolo. Cinque milioni di metri cubi consistenti in: 17 ville di lusso (11 sul mare), 25 palazzi di otto piani, 22 di dieci, 25 di dodici e 16 torri da quindici piani l’una, altre 23 da venti piani e 16 da venticinque; 200 ristoranti, 4 alberghi di lusso da otto piani per un totale di 25 mila metri quadrati, un centro polifunzionale, un immancabile centro commerciale, un auditorium, centri benessere, cliniche estetiche ed altro ancora. Dimenticavo: anche canali navigabili in mezzo al cemento, dove ormeggiare le imbarcazioni dei nuovi ricchi. Dove? A Montenero di Bisaccia, famoso fino ad oggi solo per essere il paese di Antonio Di Pietro.

Il progetto non si chiama in realtà la “Dubai dell’Adriatico”, bensì “Project South beach” ed è stato proposto da un signore canadese che risponde al nome di George Cohen. Dietro si narra vi siano finanziamenti cinesi. Cinesi che evidentemente vogliono continuare a fare affari in giro per il mondo: dal land grabbing, ai porti europei, alla TAV nel Baltico.

A noi che leggiamo queste cifre e che vediamo in rete il territorio interessato è evidente che questo progetto appare come una barzelletta. Ma non è così per gli enti locali, visto che, su richiesta del comune di Montenero di Bisaccia, la Giunta regionale del Molise, con deliberazione n. 67 del 29 marzo 2021, ha deciso di istituire un “tavolo tecnico” finalizzato alla stipula dell’accordo di programma che consentirebbe l’approvazione del mega-piano immobiliare, a mio avviso speculativo.

E questo nonostante il progetto appaia in contrasto con tutte le norme di tutela dell’area interessata: l’area costiera è sottoposta a specifico vincolo paesaggistico e interessa il sito di importanza comunitaria (S.I.C.) “Foce Trigno (Marina di Petacciato)”; la spiaggia ricade nel demanio marittimo, mentre nel vigente piano territoriale paesistico e ambientale di area vasta (PTPAAV) n. 1 “Basso Molise” sono previste discipline puntuali di salvaguardia territoriale. Ma, si sa, in Italia i vincoli ambientali sono una barzelletta. Con una apposita VAS una colata di cemento può non solo azzerarli ma essere spacciata come un miglioramento ambientale.

Contro il progetto si sono schierati il comitato locale Costaverde Marenostrum, che ha inviato una lettera agli enti competenti in data 5 aprile; così come hanno fatto in data 16 aprile le associazioni ambientaliste WWF, LIPU, Pro Natura, Coordinamento Nazionale per gli Alberi e il Paesaggio; mentre il Gruppo di Intervento Giuridico ha inoltrato in data 11 aprile una diffida – sempre agli enti competenti – alla sottoscrizione di un qualsivoglia accordo di programma; infine si è espresso contro il Coordinamento Tutela delle Vie Verdi d’Abruzzo. Anche un cattedratico, il professor Romano Pazzagli, docente di Storia del Territorio e dell’Ambiente all’Università del Molise si è espresso duramente contro il progetto: “Il territorio va difeso perché è la vera risorsa d’una regione come il Molise, di un paese come l’Italia. Non è solo una questione ambientale, ma anche economica, politica e culturale. Il consumo delle risorse fondamentali (suolo, acqua, aria, paesaggio) e l’impatto sulla costa rappresenterebbero una ferita insanabile per le future generazioni, il contrario di ogni sviluppo sostenibile. Se in passato si sono realizzati interventi di questo tipo, ora è il tempo di cambiare strada e di abbandonare definitivamente in tutta Italia ogni proposito di stravolgimento dell’ambiente costiero”. Parole sante.

Diciamo che il progetto è talmente faraonico, assurdo, allo stato anche illegittimo, che probabilmente non se ne farà nulla. Ma intanto verranno sicuramente affidati incarichi a geometri architetti, ingegneri, società di consulenza ambientale: tanta manna in una zona “depressa”, come mi ha confidato un ambientalista locale. Magari, chissà, dietro c’è solo questo: far girare un po’ di denaro. E magari Montenero di Bisaccia resterà famoso solo per essere il paese di Antonio di Pietro. Speriamolo.

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