Nuovi guai in vista per il governatore Nicola Zingaretti. Dopo l’affaire concorsopoli in regione Lazio arriva anche la denuncia alla procura della Repubblica e alla Corte dei conti, da parte della Cub sanità. L’accusa del sindacato alla regione è somministrazione fraudolenta di lavoro nella sanità con conseguente danno erariale. E con un esposto che apre il vaso di pandora sul mondo dei lavoratori, precari e spesso mal pagati, delle cooperative che operano a servizio delle aziende sanitarie. “E’ un caporalato di Stato – denuncia Pio Congi, responsabile della Cub Sanità Roma – Una situazione che, secondo le nostre stime, solo nel Lazio riguarda fra i 15mila e i 20mila lavoratori. Fra questi ci sono persone che vivono da vent’anni nella precarietà”.

Sono amministrativi, infermieri, ausiliari dipendenti dalle cooperative della sanità in prima linea nella tutela della salute pubblica. E che per via dell’ “uso illegittimo di procedure di appalto” non hanno la possibilità di essere stabilizzati come consentirebbe la legge fino al 31 dicembre di quest’anno grazie a concorsi riservati o alla norma che permette l’inserimento in pianta organica a tempo indeterminato dopo tre anni di servizio. Salvo un intervento ad hoc che la Cub chiede al governo per riparare al torto subito. “Il sindacato sta denunciando un appalto illecito che si risolve in somministrazione di lavoro – spiega Giorgio Fontana, docente di diritto del lavoro dell’Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria – Ipotizza che dietro gli appalti si celi la fornitura di manodopera. In questo modo la pubblica amministrazione riduce illegittimamente il costo del lavoro e quindi anche i contributi previdenziali e assicurativi”. Interpellata sul punto l’assessorato alla sanità della regione Lazio guidato da Alessio D’Amato non ha però fornito chiarimenti né commentato l’attacco del sindacato.

A supporto della denuncia, il segretario provinciale della Cub, Domi Sonnante, indica esempi concreti: la gara per il Cup della sanità Laziale nel 2014 o quella per l’affidamento del Contact center in outsourcing vinta a maggio dal consorzio Leonardo Servizi, e affidata dal consorzio alla cooperativa Acapo. O ancora la gara da 2,85 milioni dell’Asl Roma 2 per l’affidamento delle attività complementari e di supporto all’assistenza infermieristica presso le unità operative del presidio ospedaliero Sandro Pertini, vinta dalla coop Nuova Sair. Tutti bandi che, come si legge nella denuncia, hanno “lo scopo di integrare la strutturale carenza di personale che affligge il settore sanitario, penalizzato da politiche ormai decennali che ne hanno ridotto sensibilmente l’organico in tutte le professioni e mansioni”. E che, secondo il sindacato, dietro la forma dell’appalto di servizio, nascondono in realtà la somministrazione di lavoro eludendone le regole.

A differenza dell’appalto di servizio, infatti, come riferisce una sentenza del Consiglio di Stato del marzo 2018, il lavoro in affitto deve essere svolto dalle sole agenzie interinali e prevede un compenso analogo a quello percepito dai dipendenti pubblici. “Anche perché i lavoratori delle cooperative sono direttamente coordinati dalla aziende sanitarie, mentre il loro datore di lavoro, che non ha generalmente una sua organizzazione, si limita a redigere le buste paga – precisa Congi-. Il risultato di questa situazione è anche che alle casse dell’Inps arrivano meno contributi del previsto” e i gli operatori sanitari avranno pensioni ridotte. Di qui, oltre al danno per i lavoratori che rischiano la precarietà a vita, anche quello per la collettività con il danno erariale.

“E’ una delle pagine più buie della sanità pubblica – conclude Fontana – Si utilizzano cooperative fittizie che non solo altro che bacini di personale sottocosto. Grazie a questo fenomeno, diffuso purtroppo in tutto il Paese, la sanità pubblica riesce a sopravvivere garantendo servizi nonostante la carenza strutturale di personale attraverso il ricorso a personale precario. Non sempre in forma illecita. Basti pensare al grande fenomeno del volontariato dietro il quale spesso si cela altro precariato. Vista l’importanza della sanità pubblica, credo che sia arrivato il momento di mettere fine alla stagione della esternalizzazione ed avviare quella della internalizzazione. Nell’interesse di tutti”

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