Informazioni sbagliate o discordanti sulla procedura da seguire, riduzione del reddito di cittadinanza percepito e nessuna comunicazione sui motivi per cui è stato tagliato. Con corollario di delusione e rabbia. È il corto circuito di cui sono stati vittime, nelle ultime settimane, molti beneficiari del sussidio. In gennaio, come previsto dalla legge, avevano presentato l’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) aggiornato: subito dopo si sono visti decurtare la cifra ricevuta di centinaia di euro. Vitali per arrivare a fine mese. Alcune segnalazioni sono arrivate anche a ilfattoquotidiano.it, che ha verificato come nella maggior parte dei casi il problema nasca da indicazioni errate ricevute agli sportelli dei Caf. Le difficoltà di dialogo con l’Inps, che quando modifica l’importo non invia alcuna spiegazione, hanno peggiorato il quadro: sul web circolano notizie non verificate (e false) sulle cause della penalizzazione.

I parametri e l’errore dei Caf – Premessa: i parametri per ottenere l’aiuto e per il calcolo della cifra spettante non sono cambiati. Sono sempre gli stessi da aprile 2019, quando sono state erogate le prime mensilità della misura appena rifinanziata con 1 miliardo di euro. Occorre avere un Isee sotto i 9.360 euro e un reddito familiare sotto i 6mila euro, maggiorati se in famiglia ci sono più componenti. Ogni anno però, entro il 31 gennaio, occorre inviare all’Inps la documentazione reddituale aggiornata in modo che l’istituto possa verificare se la famiglia ha avuto introiti aggiuntivi – o al contrario ne ha persi – e ritoccare di conseguenza l’ammontare del beneficio. L’errore di alcuni sportellisti dei Caf riguarda proprio il documento da fornire all’istituto previdenziale: a molte persone è stato consigliato di procedere con il cosiddetto Isee “ordinario”, che in questo momento è quello riferito alla situazione reddituale del 2019. Ma in mezzo c’è stato l’anno del Covid, durante il quale 1 milione di persone in più sono finite in povertà ed è facile che i beneficiari abbiano visto le proprie condizioni peggiorare ulteriormente perché uno dei componenti della famiglia ha perso il lavoro o, se è un autonomo, ha dovuto chiudere l’attività. In questi casi è possibile aggiungere all’Isee ordinario il cosiddetto Isee “corrente”, che fotografa la situazione degli ultimi mesi e risulta quindi più aggiornato.

L’Inps non tiene conto del rdc quando calcola la cifra che spetta – Eppure c’è chi, rivolgendosi ai Caf, si è sentito dire che era meglio non chiederlo perché nel conteggio sarebbero state incluse le mensilità di reddito di cittadinanza incluse nel 2020. Di conseguenza l’indicatore corrente sarebbe risultato più alto di quello ordinario. Possibile? Isee “gonfiato” dal fatto stesso di aver preso il reddito? Sembra un controsenso. E infatti l’Inps smentisce: è vero che la prestazione viene calcolata nell’Isee, ma – come previsto dal “decretone” su reddito e quota 100 – l’istituto la scorpora quando utilizza l’indicatore per verificare se la famiglia ha ancora diritto al beneficio. E la sottrae anche dal reddito familiare quando calcola la cifra da versare, che è la differenza tra 6mila euro (maggiorati nel caso ci siano figli o altri componenti) e gli eventuali introiti da lavoro più la componente a copertura dell’affitto o del mutuo.

La fake news sull’aiuto che si autoriduce – L’informazione ricevuta in alcuni Caf è sbagliata, insomma. Presentare l’Isee corrente sarebbe stata la procedura corretta, per le persone che nel 2019 avevano un reddito da lavoro e nel 2020 no. Ma la fake news sull’aiuto che si alleggerisce per effetto dell’aiuto stesso sta continuando a circolare. Complice, va detto, anche il silenzio dell’istituto previdenziale. L’Inps infatti non comunica ai beneficiari la riduzione dell’importo né i motivi che l’hanno determinata. Tra i quali ci può essere, per esempio, anche la mancata risposta alla convocazione da parte di un Centro per l’impiego o il fatto di non aver speso tutti i soldi erogati. I beneficiari se ne accorgono a cose fatte, quando si vedono accreditare una cifra inferiore rispetto a quella del mese prima. A quel punto non resta che chiamare il call center, che non sempre aiuta a chiarire i dubbi.

Le storie: “Al Caf mi hanno detto di non fare l’Isee corrente. Prendevo 750 euro, ora 440” – “Sono solo con un figlio e l’ultimo lavoro l’ho avuto nella prima metà del 2019”, racconta Francesco dalla provincia di Pavia. “Lo scorso anno, dopo aver presentato l’Isee corrente, a partire da luglio ho ricevuto 750 euro di rdc al mese. A gennaio non ho preso nulla perché l’Isee corrente, passati sei mesi, era scaduto. Nel frattempo ho fatto l’Isee ordinario e ho ripresentato domanda, ma nell’attesa è saltata anche la mensilità di febbraio, mettendomi in difficoltà anche per il mutuo. A marzo i soldi sono arrivati, ma solo 440 euro. Al Caf ho chiesto aiuto per l’Isee corrente, ma mi hanno consigliato di rinunciare, dicendomi che sarebbe stato più alto per effetto del rdc percepito”.

Storia simile quella di Sandro, che vive da solo in provincia di Brescia: nessun introito dal 2019, quando ha percepito due stipendi per un totale di meno di 4mila euro lordi. Nel 2020 percepiva 600 euro mensili di rdc, ma da febbraio sono scesi a 380. “Ne pago 280 tra affitto e utenze, in pratica per mangiare e vestirmi devo arrangiarmi con 100. Ho chiesto il pacco viveri in parrocchia, dove a volte mi pagano anche le medicine”. Anche nel suo caso ha pesato l’Isee ordinario, come dimostra il calcolo fatto dall’Inps in risposta alla richiesta di chiarimenti. E anche nel suo caso dal Caf è arrivata l’indicazione di non fare l’Isee corrente perché “uscirebbe più alto”.

Giovanni Angileri, presidente del Caf Uil e coordinatore della Consulta Nazionale dei Caf, consiglia di “fare attenzione a quale Caf si sceglie: diffidare degli uffici di disbrigo pratiche che non hanno dietro sigle forti”. Ma ora che cosa può fare chi ha subìto una decurtazione nonostante non abbia percepito introiti aggiuntivi? “Si può chiedere all’Inps il riesame della domanda, presentando l’Isee corrente e spiegando che non si era a conoscenza di doverlo fare”. A quel punto, almeno per il futuro, il sussidio dovrebbe essere rivisto al rialzo. Non è ancora chiaro invece se l’Inps possa aumentare le cifre con effetto retroattivo.

Twitter @labrus

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