Dopo la firma del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, da oggi, 29 gennaio, il decretone che introduce reddito di cittadinanza e quota 100 per la pensione entra in vigore. Il testo è stato formalmente trasmesso al Senato: ora sarà compito dei parlamentari di Palazzo Madama mettersi al lavoro, perché dovrà essere convertito in legge entro metà marzo. Intanto lunedì sera, ospite di Quarta Repubblica su Rete4, il vicepremier Luigi Di Maio ha annunciato quali saranno i primi “tre step” della misura bandiera del M5s. “La settimana prossima ci sarà il sito internet che spiega tutti i documenti da preparare nel mese di febbraio, a marzo si sbloccherà la domanda: se non si vuole usare internet si va alle Poste, non al centro per l’impiego. Dal 27 aprile verranno liquidati i primi redditi di cittadinanza“, ha annunciato Di Maio.

L’iter del reddito di cittadinanza
Con le aspettative per i primi benefici del reddito e le prime uscite dal mondo del lavoro, aprile sarà un banco di prova per il governo gialloverde, viste anche le Europee all’orizzonte. Molto passerà dall’iter che il decretone deve compiere al Senato. Il reddito di cittadinanza quello dovrà superare più ostacoli, sia per il numero di beneficiari, sia per la complessità della misura. Entro febbraio l’Inps ha il compito di predisporre il modulo per la domanda, mentre il 5 marzo sarà il primo giorno utile per presentare la richiesta. Entro il mese di aprile si riconosceranno i primi assegni, che potranno essere utilizzati tramite la Carta Rdc, realizzata in collaborazione con le Poste.

Un ruolo importante per il funzionamento del reddito lo avranno i navigator, i tutor pensati dal professor Tridico per aiutare le persone a trovare un lavoro e collegare il mondo della domanda a quello dell’offerta, ovvero le imprese. I 10mila al momento avranno un contratto a termine, ma la stabilizzazione è stata assicurata a più riprese. I beneficiari del reddito dovranno spenderlo tutto nel mese, altrimenti subiranno un taglio dal 10 al 20% già nei 30 giorni successivi.

Quota 10o: gli step
La riforma pensionistica che permette il diritto alla pensione anticipata al raggiungimento di un’età anagrafica di almeno 62 anni e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni, approvata in via sperimentale per il triennio 2019-2021, riguarda una platea di circa un milione di persone. L’Inps è al lavoro per l’emanazione dei decreti attuativi, ma gli step sono chiari: si torna ad un sistema di finestre mobili differenziate tra settore privato e pubblici dipendenti. Ovvero 3 mesi per i primi e 6 mesi per i secondi dalla data di maturazione dei requisiti. Con la prima uscita fissata al 1° aprile 2019 (per il settore privato) e al 1° agosto 2019 (mondo statale). Per lasciare il mondo del lavoro bisognerà aver messo in cassaforte i requisiti entro il 31 dicembre 2018. Gli esclusi? Il comparto difesa e sicurezza (Forze Armate, Forze dell’ordine e vigili del fuoco), per il quale continuano ad applicarsi i requisiti previdenziali più favorevoli previsti nel Dlgs 165/97.

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