Il rapporto era stato commissionato dal governo Tory di Boris Johnson a una commissione indipendente, dopo le proteste alimentate nei mesi scorsi anche sull’isola dal movimento Black Lives Matter (Blm) sull’onda di quanto accaduto negli Usa in seguito all’uccisione da parte della polizia dell’afroamericano George Floyd (le sue ultime parole, rivolte ai poliziotti, sono state “I can’t breathe”). E oggi quel dossier, nelle anticipazioni sintetiche rese pubbliche da Downing Street dopo vari rinvii, offre un quadro quasi esemplare dello scenario odierno: sottolineando “l”enorme progresso” del dibattito sulla questione razziale oltre Manica e i risultati conseguiti; risultati che avrebbero trasformato l’isola “in un modello per altri Paesi a maggioranza bianca”, occidentali e non.

Il documento dunque riconosce che il Regno Unito non è perfetto quanto a relazioni razziali, ma negli ultimi decenni ha compiuto progressi tali da potersi presentare come “un modello” d’integrazione e inclusione delle comunità nere rispetto agli altri Paesi a maggioranza di popolazione bianca del mondo. Redatto dalla Commission on Race and Ethnic Disparities e guidato da Tony Sewell, un consulente educativo d’origini familiari giamaicane, il rapporto però, secondo la lettura progressista del Guardian, minimizza l’impatto attuale delle strutturali disuguaglianze etniche (e sociali) radicatesi storicamente nel Regno e che è già stato contestato – in alcuni casi con aperto sdegno – da attivisti delle minoranze e da esponenti delle opposizioni britanniche in Parlamento: laburisti in testa.

Il testo, di 264 pagine, non disconosce ovviamente che il razzismo è una piaga persistente nel Regno Unito e sottopone 24 raccomandazioni al governo Tory per garantire più diritti alle minoranze nel percorso verso una condizione di piena uguaglianza e pari opportunità. Tuttavia liquida “l’idealismo bene intenzionato dei tanti giovani che additano questo Paese ancora come strutturalmente razzista” alla stregua di un’accusa infondata, “non confermata dalle evidenze“.

Conclusioni che una portavoce di Black Lives Matter UK critica, imputando al rapporto lacune su temi come “la sproporzione razziale nell’esclusione scolastica, l’eurocentrismo, la censura dei curricula di studio, le limitazioni nell’accesso all’educazione di alto livello”. Oltre alle discriminazioni su base razziale attribuite al sistema giudiziario britannico o a certe indagini e comportamenti di polizia.

“È un grosso insulto da parte di Boris Johnson non riconoscere il razzismo istituzionale denunciato da tante famiglie in lutto per la morte dei propri cari in un momento nel quale sappiamo che il 60% di medici e infermieri dell’Nhs (il servizio sanitario nazionale) morti di Covid durante la prima ondata della pandemia provenivano dalle nostre comunità Bame (Black, Asian, minority ethnic)”, ha rincarato Halima Begum, chief executive of the Runnymede Trust, un’ong che si occupa di diritti civili.

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