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Rider, c’è l’intesa con Just Eat: 4mila assunti come dipendenti con contratto della logistica. Salario fisso orario e tutele, addio al cottimo

Dopo due mesi di trattative sindacati e azienda hanno trovato un accordo sull’inquadramento dei 4mila fattorini che la società intende assumere da qui a fine anno. Ai rider verrà garantita una paga oraria legata ai minimi contrattuali e non più alle consegne. i turni saranno pianificati a cadenza settimanale. Ma il punto fondamentale è che non saranno più lavoratori autonomi
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I rider di Just Eat saranno lavoratori subordinati e verranno assunti con il contratto nazionale della logistica. Dopo due mesi di trattative sindacati e azienda hanno trovato un accordo sull’inquadramento dei 4mila fattorini che la società di food delivery intende assumere da qui a fine anno. Ai rider verrà garantita una paga oraria legata ai minimi contrattuali e non più alle consegne: un duro colpo al meccanismo del cottimo, che è invece alla base del ccnl rider sottoscritto in settembre tra Assodelivery, l’associazione delle piattaforme del food delivery, e il solo sindacato Ugl. Un contratto già bocciato dal ministero del Lavoro e ora sconfessato anche da Just Eat, che pochi mesi fa è uscita dall’associazione.

Le sigle confederali e quelle auto organizzate, che hanno partecipato ai lavori con alcuni rappresentanti della rete ‘Rider per i diritti’, hanno ottenuto quello che volevano: legare i rider alla categoria contrattuale considerata più affine, quella della logistica. “Just Eat ha accettato di applicare ai rider il Contratto nazionale Trasporti Merci e Logistica integralmente – spiegano Cgil, Cisl, Uil – articolando le diverse clausole e la necessità di maggiore flessibilità organizzativa attraverso un accordo aziendale”. I rider potranno scegliere tra diversi regimi orari di part time da 10, 20 o 30 ore, con i turni che saranno pianificati a cadenza settimanale dall’azienda sulla base delle preferenze indicate dai fattorini tramite un’apposita app.

Ma il punto fondamentale è che i rider di Just Eat non saranno più lavoratori autonomi, altro cavallo di battaglia delle società di food delivery che puntano a mantenere occasionale il loro lavoro. Oltre al salario fisso di 9,70 euro all’ora, con il contratto arrivano le tutele collegate: ferie, tfr, previdenza, integrazione salariale in caso di malattia o infortunio. Ci saranno maggiorazioni per il lavoro straordinario, festivo e notturno, e rimborsi spese per chi utilizza un mezzo proprio: 15 centesimi al chilometro per chi si muove in scooter, 6 per chi utilizza la bici. Dopo due anni la paga oraria salirà a 11,70 euro, comprensiva di tredicesima, quattordicesima e ferie. Rimane un premio di valorizzazione di 25 centesimi a consegna, che sale a 50 dopo le 250 consegne mensili, ma per ridurre i rischi sindacati e azienda hanno deciso di mettere un tetto: i fattorini riceveranno questa indennità solo per le prime quattro consegne effettuate nell’arco di un’ora lavorativa.

Altre novità riguardano il tema della sicurezza: in aggiunta alle coperture Inps e Inail, tutti i rider assunti da Just Eat avranno un’assicurazione nel caso di grave incidente sul lavoro. L’azienda fornirà ai fattorini tutti i dispositivi di protezione previsti dalla normativa vigente, igienizzanti e mascherine anti-Covid, e dotazioni di sicurezza come casco, indumenti ad alta visibilità e antipioggia. “Auspichiamo che le altre piattaforme seguano il modello di subordinazione definito oggi per creare una situazione di parità di condizioni”, dicono i sindacati. “Non c’è bisogno di inventarsi nulla, le regole e i contratti nazionali esistono già”. Nei giorni scorsi Assodelivery e Cgil, Cisl e Uil hanno firmato un protocollo contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo nel settore del food delivery alla presenza del ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Segno di una ripresa delle trattative, che ora dovranno per forza di cose tenere conto dell’accordo raggiunto con Just Eat.

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