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Laura Pausini scherza sulla nomination all’Oscar: “Se vinco non c’è un altro premio, bisogna che ce lo inventiamo noi!”

La nomination? La dedica al suo papà: "Il babbo se non mi scrive vuol dire che per lui ho cantato male. La mamma è sempre didascalica: trucco e capelli bene, cantato meglio ma troppe parolacce"

di Andrea Conti

La musica italiana è già protagonista della cerimonia degli Oscar, prevista il 25 aprile al Dolby Theatre di Los Angeles. Il brano “Io sì/Seen” di Laura Pausini, Diane Warren e Niccolò Agliardi è entrata nella cinquina dall’Academy Awards agli Oscar 2021 per la categoria Best Original Song. La canzone, scritta appositamente per la colonna sonora del film “The life ahead” per la regia di Edoardo Ponti con Sofia Loren (produzione Palomar Production/Netflix), ha ricevuto, oltre al Golden Globe per la Miglior canzone originale, anche l’Hollywood Music and Media Awards e il Satellite Awards dell’International Press Academy. Laura Pausini ha commentato con emozione e commozione il grande traguardo raggiunto, cercando di esorcizzare anche la possibile vittoria.

“MI SENTO PICCOLA RISPETTO A EVENTI COSÌ GRANDI”

“Quando ho ricevuto la notizia mi sono sentita così piccola rispetto a cose così grandi. La prima cosa che mi dico è ‘sono capace di fare questo mestiere, in questo modo?’. La voglia di cantare e di far musica è sempre uguale sin da quando facevo pianobar. Intorno a me sono avvenute così tante cose che non immaginavo, tutti questi cambiamenti negli anni mi hanno spaventata. Poi mi sono resa conto che ogni volta che mi spaventavo invece di tirarmi indietro io mi buttavo con la paura che tutto finisca. Adesso mi dicono ‘ma cosa c’è dopo gli Oscar?’ e rispondo la stessa cosa degli inizi dai tempi della vittoria di Sanremo: ‘C’è il pianobar’”.

“A SOFIA LOREN DEVO TUTTO, MI HA VOLUTA E SCELTA”

“Dopo la nomination ho sentito Sofia e Edoardo. Sono piena di riconoscenza nei confronti di Sofia perché mi ha scelta. Abbiamo lavorato molto con Niccolò Agliardi, quasi un mese, prima sulla canzone di Diane Warren che ha una metrica molto difficile ed era impossibile cambiarla. Abbiamo cercato di raccontare il film, rispettarne il senso dell’inclusione e dell’integrazione. Poi per la prima volta nella vita mi sono lasciata dirigere da Edoardo Ponti che mi chiamava anche di notte per suggerirmi di spingere o alleggerire alcune strofe della canzone”.

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