Gli alunni disabili che continuano ad andare a scuola in presenza nonostante la didattica a distanza non devono andare in aula da soli ma con i compagni. A mettere un punto definitivo sulla confusione generata nelle ultime settimane dalle note, dalle circolari e dalle ordinanze scritte dal ministero dell’Istruzione, ieri è arrivata l’ultima annotazione da viale Trastevere firmata dal direttore generale Antimo Ponticiello: “Per rendere effettivo il principio di inclusione si valuterà di coinvolgere nelle attività in presenza anche altri alunni appartenenti alla stessa sezione o gruppo classe, secondo metodi e strumenti autonomamente stabiliti e che ne consentano la completa rotazione in un tempo definito, con i quali gli studenti Bes possano continuare a sperimentare l’adeguata relazione nel gruppo dei pari, in costante rapporto educativo con il personale docente e non docente presente a scuola”.

Un chiarimento scritto a seguito di numerose richieste da parte dei dirigenti scolastici in tilt a causa della burocrazia. La questione era emersa dopo una nota del 3 novembre del 2020 del capo dipartimento Max Bruschi in cui si spiegava: “I dirigenti scolastici, unitamente ai docenti delle classi interessate e ai docenti di sostegno, in raccordo con le famiglie, favoriranno la frequenza dell’alunno con disabilità, nell’ambito del coinvolgimento anche, ove possibile, di un gruppo di allievi della classe di riferimento che potrà variare nella composizione o rimanere immutato, in modo che sia costantemente assicurata quella relazione interpersonale fondamentale per lo sviluppo di un’inclusione effettiva e proficua, nell’interesse degli studenti e delle studentesse”. All’indomani di questo provvedimento qualche genitore aveva domandato al preside di ottemperare a questa richiesta.

Quella nota, nei giorni scorsi, sembrava essere stata archiviata. Domenica scorsa, infatti, Luigi Fiorentino, il Capo di Gabinetto del neo ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi, ha scritto ai presidi chiarendo i termini del Decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 2 marzo scorso nel quale all’articolo 43 si dice: “Si realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali secondo quanto previsto dal decreto del ministro dell’Istruzione numero 89 del 7 agosto 2020 e dall’ordinanza del Ministro numero 134 del 9 ottobre 2020”.

La questione del coinvolgimento dei compagni non è citata nella nota di Fiorentino e nemmeno nei due provvedimenti citati dal Capo di Gabinetto. Un rimpallo di note che ha fatto adirare il numero uno dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli: “Nell’arco di undici giorni il Ministero ha emanato ben tre note riguardanti il medesimo tema, ossia l’organizzazione delle attività in presenza nelle cosiddette zone rosse, offrendo di volta in volta ricostruzioni del quadro normativo parzialmente diverse e talvolta contraddittorie. Augurandoci che non subentrino ulteriori chiarimenti, tanto più in un momento drammatico come l’attuale che impone indicazioni certe e univoche, condividiamo l’affermazione del principio di inclusione richiamato dall’ultima nota. Ma se da un lato non è direttamente evincibile dal Dpcm del 2 marzo 2021, dall’altro obbliga le istituzioni scolastiche a effettuare alcune delicate valutazioni nell’arco di tempi troppo ristretti”.

Intanto la maggior parte dei dirigenti scolastici che sono in zona rossa o si preparano a poterlo essere si sono organizzati. Flavio Arpini, preside del liceo “Anguissola” di Cremona al 100% in didattica a distanza, spiega: “La presenza dei disabili in aula non dev’essere uno stigma. Ho chiesto ai miei docenti di verificare le necessità delle famiglie dei ragazzi certificati e ho dato la possibilità all’intera classe di venire in presenza quando c’è un disabile. In questo modo avviamo una turnazione che permette a tutti di fare socialità”. Qualche altro preside della provincia di Cremona ha invece chiesto ai propri docenti di valutare se consentire la frequenza in presenza anche degli alunni non disabili o non bes.

La situazione migliora dove non si è chiusi totalmente, ma vi è in atto una presenza al 50%: “Quando è accaduto – spiega Ludovico Arte, preside del “Marco Polo” di Firenze – ha aperto alla possibilità di venire in presenza per tutta la classe”. Così Matteo Croce, a capo del liceo “Dolci” a Palermo: “Quando siamo stati tutti in didattica a distanza ho chiesto ai ragazzi normodotati di venire a scuola. È stata una loro scelta volontaria anche perché in presenza della pandemia non posso obbligarli a venire in aula”. Anche Giacomo Vescovini, preside dell’Istituto comprensivo di Collecchio, è pronto qualora scattasse la chiusura della scuola: “Siamo preparati anche a questo scenario. Nel caso verranno a scuola i ragazzi disabili ma non li lasceremo soli”.

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