A Bruxelles vincono le colombe. Anche se la decisione non è ancora definitiva, l’indicazione della Commissione è che il Patto di stabilità deve restare sospeso per tutto il 2022. Perché a un anno dallo scoppio della pandemia “la battaglia non è ancora vinta e dobbiamo assicurarci che non si ripetano gli errori di un decennio fa ritirando troppo presto il sostegno” all’economia, come ha spiegato il commissario all’economia Paolo Gentiloni, presentando la comunicazione sull’orientamento di bilancio dei prossimi mesi. “Per il 2022, è chiaro che il sostegno fiscale sarà comunque necessario: meglio sbagliare facendo troppo piuttosto che troppo poco”. Dal canto suo il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, che non aveva escluso la disattivazione della clausola di salvaguardia già nel 2022, ha riconosciuto che “per ora la pandemia continua a danneggiare persone ed economia. Per attutire questo impatto e per promuovere una ripresa resiliente e sostenibile, il nostro messaggio chiaro è che il sostegno fiscale dovrebbe continuare per tutto il tempo necessario”.

Dombrovskis ha poi invitato i governi a sfruttare il Recovery fund, che dà “una possibilità unica di sostenere l’economia senza appesantire i conti pubblici”. A questo proposito ieri Gentiloni aveva detto che il lavoro sul piano nazionale di ripresa e di resilienza dell’Italia, dopo “alcune settimane di pausa, procede a buon ritmo. Abbiamo riunioni settimanali con tutti i 27 Paesi. Non possiamo dire di essere in ritardo, ma di certo non è una passeggiata dare i rafforzamenti necessari nei tempi previsti”. Tuttavia “sono convinto che Mario Draghi e Daniele Franco lo sapranno fare in modo efficace”. Il governo Conte 2 dal canto suo, “avendo compiuto una chiara scelta europeista, ha contribuito a mandare in porto l’operazione” Next Generation Eu. “Se un Paese come l’Italia avesse cavalcato posizioni contrarie, sarebbe stato un problema molto serio.

I criteri per decidere i tempi – La comunicazione della Commissione delinea i criteri per la disattivazione della clausola di salvaguardia, che è stata introdotta nel marzo 2020 per consentire agli Stati di sostenere le economie colpite dalla pandemia di Covid-19: il livello dell’attività economica nell’Ue o nell’Eurozona rispetto ai livelli pre-crisi (fine 2019) sarà il criterio chiave nel guidare la valutazione dell’esecutivo Ue. Le indicazioni preliminari oggi disponibili “suggeriscono di continuare ad applicare la clausola di salvaguardia nel 2022 e di disattivarla a partire dal 2023”, scrive Bruxelles. La decisione definitiva verrà presa sulla base delle previsioni economiche di primavera del 2022, che verranno pubblicate all’inizio di maggio.

La discussione sul cambiamento delle regole – Anche dopo che la clausola sarà disattivata, la Commissione continuerà a tenere conto delle situazioni specifiche di ogni Paese. Nel caso in cui uno Stato membro non abbia ancora recuperato i livelli precrisi, “tutte le flessibilità” previste dal patto verranno “utilizzate appieno”, in particolare nell’indicazione delle politiche di bilancio. Va poi ricordato che dopo l’estate la Commissione inizierà a discutere del cambiamento delle regole del patto di stabilità: l’esito della discussione non è scontato, ma le regole di bilancio, una volta che rientreranno in vigore, potrebbero essere diverse da quelle che vigevano prima dell’inizio della pandemia, ritenute eccessivamente complicate, impossibili da comunicare al grande pubblico (se ne lamentò apertamente già Pierre Moscovici) e procicliche, cioè che amplificano gli effetti del ciclo economico anziché smussarli.

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