E così, mentre i cittadini erano sicuri che con la presenza di Giuseppe Conte al governo non venissero perseguiti interessi personali o di parte, fossero messi a tacere i conflitti di interessi e che tutte le persone avessero le mani pulite, il Movimento 5 Stelle si trovava sotto il fuoco incrociato dei grandi poteri del Paese, che quotidianamente esercitavano attacchi scomposti anche al Presidente del Consiglio.

Che il M5s abbia dato inizio a una stagione di cambiamento è un dato di fatto. Costringere alle dimissioni i sottosegretari della Lega indagati è un fatto unico nella storia del centrodestra al governo e costruire un asse social-democratico-ecologico insieme a forze come Pd e LeU è uno dei risultati più importanti del Conte II, che Matteo Renzi e i poteri dietro di lui vorrebbero far scomparire. Ora il nostro compito, di uomini e donne nelle istituzioni, è evitare che tutto ritorni come prima.

Il più grande errore finora commesso è non aver scalfito il quarto potere durante l’esperienza di governo di questi primi 3 anni. Un potere che è riuscito a far tornare in auge i vecchi volti della politica e tutti quei poteri economici che aspettavano un’occasione per riconquistare spazio dopo la stagione dei “grillini”: ed è per questo che bisogna bloccare i loro appetiti e non fare sconti sui temi della giustizia, della corruzione, della difesa dei più deboli, dell’ambiente, dei poteri forti e dei conflitti di interessi, delle risorse al sud, dell’informazione, degli investimenti in istruzione e cultura.

Poi c’è la seconda parte della storia che racconta il fallimento dell’uomo solo al comando, che estromette tutta la comunità del M5s dalle scelte importanti ed espone tutti noi a clamorosi errori, e che, con grossa miopia, non solo è stato programmato ed inseguito negli anni ma oggi qualcuno ripropone. Il modello dell’uomo solo al comando ha prodotto enormi danni ad una forza politica come la nostra al governo del Paese che non ha figure intermedie, non ha organizzazione territoriale in contatto diretto con i cittadini, che non ha direzioni nazionali democraticamente elette. È da queste ferite che oggi abbiamo la sola possibilità di ripartire, dal lavoro di partecipazione degli Stati Generali di 8000 persone tra attivisti e portavoce e che ha disegnato la chiara volontà di restituire centralità ai territori, per recuperare quel filo diretto.

A Giuseppe Conte do il suggerimento di non raccogliere alcun incarico nel M5s senza che venga abbandonato l’infantile modello democratico che ci ha condotti fin qui. Al contrario, bisogna far crescere velocemente una rete di responsabilità e impegno sul territorio, democraticamente eletta, così che i cittadini liberi, con voglia e forza di cambiare questo paese, possano sentirsi parte di uno stesso corpo. È ora di compiere un balzo in avanti, e allo stesso tempo in alto nella selezione dei rappresentanti del M5s, con espressa volontà di voltare pagina per disegnare un nuovo inizio: un totale cambio di statuto che contenga tutti i temi posti dagli Stati Generali, con nuove facce e nuove idee per porre rimedio agli errori del vecchio sistema dirigenziale.

Siamo risorti tante volte dalle ceneri come un’Araba Fenice e lo faremo anche oggi, magari riformando il M5s con un nuovo simbolo e con un nuovo statuto che ci doti di un’organizzazione seria, da manuale, e non ci leghi mani e piedi a una piattaforma e a un’associazione privata, che pur di mantenere il proprio predominio non ha consentito al M5s di rafforzarsi e dar vita ad una sana e robusta costituzione che protegga il Paese.

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