La proposta di Ricciardi per un lockdown nazionale? Al di là della sintonia con lui su una serie di idee, il suo ragionamento è perfettamente allineato con quello che la Fondazione Gimbe ha pubblicato subito dopo il periodo natalizio. Chiudere tutto per 2 o 3 settimane significherebbe abbassare la curva per poter riprendere il tracciamento, altrimenti bisognerà continuare con stop & go per tutto il 2021“. Così, nella trasmissione “L’Italia s’è desta”, su Radio Cusano Campus, il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, concorda con il suggerimento da sempre espresso dal consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi, che ha ribadito ieri sera il suo assunto a “Che tempo che fa”, su Rai Tre.

Cartabellotta si sofferma sulle varianti attualmente in circolazione: quella brasiliana, quella inglese, contagiosa fino all’80% in più, e quella sudafricana, che, dagli ultimi studi, risulterebbe più resistente al vaccino AstraZeneca. E puntualizza: “E’ come se avessimo a che fare con tre virus nuovi e diversi, il che aggiunge inevitabilmente degli elementi di incertezza di varia natura. Bisogna ipotizzare lo scenario peggiore che impone il principio di precauzione per evitare di farci trovare impreparati. Riguardo alle parole di Walter Ricciardi, la strategia assunta dal governo durante la seconda ondata è stata quella della convivenza col virus. Il punto di riferimento era rappresentato dal sovraccarico degli ospedali, come è successo, di fatto, a partire dall’applicazione del dpcm del 3 novembre con le zone regionali colorate – spiega – Non abbiamo mai perseguito una strategia di limitazione della circolazione del virus, come in Nuova Zelanda, in Cina, a Hong Kong. Oggi ci ritroviamo con 400mila casi positivi, 18500 pazienti ricoverati con sintomi da covid, 2085 persone in terapia intensiva. Cioè un effetto positivo c’è stato, ma i casi erano saliti così tanto in autunno che non li abbiamo abbassati allo stesso livello della fine della prima ondata all’inizio dell’estate. Se portiamo avanti questa strategia per tutto il 2021, avremo continui stop & go a seconda della situazione “.

Il medico aggiunge: “Sappiamo che la zona rossa funziona bene, quella arancione in maniera alternata, quella gialla sostanzialmente non dà benefici dal punto di vista del contrasto alla diffusione del virus. Chiudere tutto per 2 settimane significherebbe abbassare la curva, cioè riportare idealmente quei 400mila casi positivi a 100mila, per poter riprendere il tracciamento. L’unica mia preoccupazione è che, anche scegliendo questa strategia, è che le Regioni non siano sufficientemente preparate con sistemi di testing e di tracing manuali e informatici, perché di fatto a settembre, quando i casi sono cominciati ad aumentare, tutte le Regioni hanno sostanzialmente abbandonato il tracciamento. Quindi, alla fine abbiamo sposato la strategia della mitigazione del virus prevalentemente per mancanza del personale nelle strutture dei dipartimenti di prevenzione, che sarebbero dovute servire a non far saltare il primo argine del virus, cioè l’espansione nel territorio. Da qui – conclude – nasce la decisione di mantenere più bassa possibile l’occupazione dei posti letto negli ospedali. Il punto sul lockdown nazionale è proprio questo: siamo disponibili ad accettare una restrizione maggiore in grado di produrre dei risultati migliori nel medio periodo oppure vogliamo un 2021 che andrà avanti con stop & go? Immaginare che il vaccino possa permettere un allentamento importante delle misure in tempi brevi è davvero poco realistico, sia per il ritardo nelle forniture dei vaccini, sia per l’incognita varianti. L’obiettivo dovrebbe essere quello di far circolare il virus meno possibile e non di abbassare il carico sugli ospedali, ma tutti i Paesi europei hanno scelto la seconda via

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