Si sono chiuse alle 18 le urne virtuali sulla piattaforma Rousseau: gli iscritti M5s, al voto dalle 10 di questa mattina, sono stati chiamati a scegliere se appoggiare il “governo tecnico-politico” di Mario Draghi. Alle 19 è stato annunciato il risultato: ha vinto il Sì con il 59,3% dei voti (QUI I RISULTATI).

La consultazione, in un primo momento rinviata, è stata convocata solo dopo che il presidente incaricato, ieri sera, ha fatto sapere di aver accettato la proposta di Beppe Grillo sulla creazione di un super ministero green. E proprio a partire da quella garanzia, viene chiesto agli utenti se dare il via libera al sostegno al nuovo esecutivo. Oltre al garante, tornato in prima linea proprio per le consultazioni dell’ex presidente Bce, a favore del governo si sono esposti la maggior parte dei parlamentari e dei principali esponenti 5 stelle. Di prima mattina ha parlato il presidente della Camera Roberto Fico: “E’ il momento della responsabilità”, ha detto. E a lui si sono accodati, tra gli altri: Lucia Azzolina, Stefano Buffagni, Pierpaolo Sileri, Carla Ruocco e Vincenzo Spadafora. Tra i contrari invece, si sono esposti: Danilo Toninelli, Alessandro Di Battista, Elio Lannutti e Pino Cabras. Proprio l’ex deputato Di Battista, che dall’inizio sostiene la necessità di restare all’opposizione, ha pubblicato un articolo su Tpi ribadendo: “Da Dell’Utri a Bontate: il curriculum di Berlusconi ci impone di dire No al nuovo governo”.

Stamattina ha parlato anche Davide Casaleggio, presidente dell’associazione Rousseau, che ha sottolineato come “qualora vincesse il no, ci sarà da stabilire se il voto” in Parlamento “sarà negativo o di astensione”. Una decisione che però spetterebbe al garante e al capo politico. Dal canto suo Vito Crimi ha specificato che la votazione di oggi “sarà l’unica” e “se prevarrà il Sì sosterremo questo governo, se prevarrà il No non lo sosterremo”. Intanto Grillo ha twittato un fotomontaggio scherzoso con Draghi sul “cornicione del Quirinale” che “attende Rousseau”.

Il voto – Gli aventi diritto al voto erano 119mila iscritti certificati. L’affluenza alle 13 era di 40mila persone. “Interpellare gli iscritti sulla formazione del governo”, ha detto Casaleggio in mattinata, è un “nuovo modello di partecipazione, un passo avanti importante verso un concetto di cittadinanza digitale che si sta sempre più affermando con grande interesse anche dall’estero per capire come questo modello sta funzionando”. Nelle precedenti votazioni simili per oggetto, gli iscritti M5s che si sono espressi con un voto sono stati poco meno di 45 mila nel caso della consultazione sul “contratto di governo” stretto tra M5s e Lega nel 2018. Mentre è stato da record il voto sulla nascita del governo tra M5s e Pd che a settembre del 2019 vide la “mobilitazione” di quasi 80 mila iscritti (79.634).

Il Sì di Fico – Dopo le rassicurazioni sul superministero della Transizione ecologica, chiesto dal fondatore Beppe Grillo, tra i primi a dichiarare il voto favorevole – già motivato da Luigi Di Maio e, in via ipotetica non essendo iscritto, da Giuseppe Conte – c’è il presidente della Camera che ha spiegato le ragioni della sua scelta: “Il Movimento in queste ore consulterà i propri iscritti per decidere se partecipare a un governo che metta al centro il superamento delle emergenze attuali, il Recovery Plan e la transizione ecologica, guidato da Mario Draghi. Voterò sì – scrive su Facebook – Il momento delicato che il Paese sta vivendo ci impone una riflessione seria e un’assunzione di responsabilità”. Fico, che era stato incaricato da Mattarella di cercare una ricucitura nella precedente maggioranza che appoggiava il Conte 2, è tornato sulle parole del capo dello Stato riguardo alla necessità di affrontare rapidamente i problemi economici legati alla pandemia e quali complicazioni portasse con sé un eventuale apertura della campagna elettorale: “Come ha spiegato in modo estremamente chiaro il Presidente della Repubblica, non è pensabile in questo momento storico far precipitare il Paese verso le urne”.

Il post di Di Maio e Bonafede- Ha ribadito il suo Sì anche il ministro uscente degli Esteri, Luigi Di Maio: “Io mi fido di Beppe Grillo, che è sempre stato più lungimirante di tutti noi”, scrive l’ex capo politico mentre il fondatore sul suo sito lancia i nuovi 17 punti programmatici. “Io mi fido di Giuseppe Conte, perché non era scontato che dicesse di votare sì su Rousseau per la formazione del nuovo governo – aggiunge Di Maio – È stato un gesto di grande responsabilità. Io mi fido di voi, di quello che abbiamo fatto insieme negli ultimi otto anni”. “In questi giorni di crisi e incertezza, bisogna avere lucidità e responsabilità nell’interesse degli italiani. Il MoVimento 5 Stelle è stato e continuerà ad essere il pilastro di questa legislatura”, scrive su Facebook Alfonso Bonafede, annunciando il suo voto a favore. Dello stesso parere anche il vice ministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni, che focalizza l’attenzione sui 209 miliardi di euro del Recovery Plan, “la più grande cifra mai stanziata dalle istituzioni europee per un Paese membro”, ricorda: “Quella cifra è arrivata grazie al lavoro straordinario del Movimento 5 Stelle e del Presidente Conte. Adesso, non possiamo sottrarci dalla possibilità epocale di indirizzare la spesa di quei 209 miliardi. Possiamo investirli in sviluppo sostenibile, innovazione, sostegno alle pmi, lavoro giovanile, e tutti i temi che sono stati cari al Movimento 5 Stelle e grazie ai quali i cittadini nel 2018 ci hanno mandato al Governo del Paese”, scrive. “Dire di no a questa occasione – aggiunge – significherebbe relegare il Movimento all’opposizione, e lasciare tutte le risorse nelle mani di quei partiti che hanno tramato per farci fuori. Significherebbe, di fatto, darla vinta a chi ha sempre cercato di metterci in difficoltà”.

Gli altri big a favore – Il sì arriva anche da Lucia Azzolina per “provare ad essere ancora protagonisti nelle scelte e nella vita politica di questo Paese”. La ministra uscente dell’Istruzione sottolinea che “la prima forza parlamentare non può non ambire ad avere una sua centralità, anche nell’azione del prossimo governo” perché “è al governo che si fanno le cose”. Il passaggio su Rousseau, scrive, “rappresenta l’impegno a dialogare con chi ci ha votato e soprattutto con chi in quel voto ha riposto grandi aspettative”. È “importante – sostiene – che ci sia una voce in grado di tutelare le fasce più deboli, pensare ai giovani, all’ambiente, alle donne che hanno perso il lavoro. Alla scuola”. Si tratterà di una “sfida durissima” e “non tutto sarà perfetto” ma “non credo all’idea di fermarsi adesso” perché “di fronte alla responsabilità di dare delle risposte ai cittadini non c’è alternativa, se non quella di rimboccarsi le maniche”, conclude. Nel pomeriggio è intervenuto anche il ministro dello Sviluppo econmico uscente Stefano Patuanelli: “Siamo dinanzi a una scelta, l’ennesima, da cui dipende il futuro del nostro Paese”, ha scritto. “Siamo stati traditi due volte e, cosa ben peggiore, il Paese è stato messo sull’orlo del baratro. Lo sappiamo noi, lo sa Giuseppe Conte, lo sanno tutti. Dobbiamo decidere e dobbiamo farlo tutti assieme”.

Tra i membri del M5s che fanno parte del governo uscente e che si schierano a favore del governo Draghi anche il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri: “Su Rousseau voterò sì al governo Draghi, l’Italia ha bisogno di soluzioni e non di problemi – dice a L’Italia s’è desta su Radio Cusano Campus – Si tratta di un governo di unità nazionale, in cui tutti devono pensare ed agire nel rispetto degli altri”. Voto favorevole anche per un altro viceministro, Giancarlo Cancelleri, che sottolinea come Grillo con visione e lungimiranza” abbia saputo “tracciare la rotta” affinché il “M5S continui con determinazione e sia forte nelle sue idee”, scrive il numero due delle Infrastrutture. Giorgio Trizzino, deputato, dice che voterà “sì per il governo Draghi anche se da Rousseau venisse un voto per il no”.

Toninelli e gli altri per il No – No invece dell’ex ministro Danilo Toninelli: “Per porre un limite agli attacchi vergognosi contro esponenti del M5S ci sono solo due strade: ci si piega o si continua a lottare. Ma solo nel secondo caso si potrà dare all’Italia un’informazione libera da partiti e lobby. Per questo oggi su Rousseau ho votato No. Per evitare di sedersi al tavolo con certi personaggi che sono tra i motivi per cui è nato il Movimento 5 Stelle”, scrive su Facebook il senatore. E aggiunge: “Ricordo che il quotidiano Il Giornale, che mi dedica la prima pagina di oggi 11 febbraio, è di proprietà della famiglia Berlusconi. Di cui fa parte quel Silvio Berlusconi che potrebbe diventare nostro futuro alleato di governo se prevalesse il Sì nel voto su Rousseau”. Barbara Lezzi, sostenitrice con Alessandro Di Battista dell’opzione “astensione” del M5s al governo Draghi, ricorda il governo della “non sfiducia” del ’76, quando “nacque il governo della non sfiducia grazie all’astensione di Berlinguer che non si andò a sedere con Andreotti”. “Ora – continua l’ex ministra per il Sud – siete voi, iscritti al M5S, che potete decidere se accomodarvi accanto a Berlusconi, Salvini, Renzi, Calenda e gli altri oppure pretendere che tutto passi dal M5S che avrebbe forza e mani libere per negoziare e trattare ogni voto. La storia ci riporta a chi si assunse responsabilità senza entrare nel governo e lo fece per senso di responsabilità verso un paese piegato dalla crisi economica e dal terrorismo. Lo fece perché aveva la consapevolezza che la rilevanza politica l’avrebbe potuta esercitare al meglio costringendo il Governo a negoziare e a trattare ogni singolo provvedimento per conquistare il voto di chi aveva scelto l’astensione”. Il senatore Emanuele Dessì annuncia il suo No spiegando di essere un “convinto governista ma non a tutti i costi”.

E’ contrario, ma non ha votato, il senatore M5s Mattia Crucioli: “Non riconoscendo la legittimità del quesito posto on line su Rousseau ho deciso di non votare. La domanda su cui gli iscritti si sono dovuti esprimere aveva il chiaro intento di influenzare il voto: ne consegue che nel caso in cui vincesse il No, il mandato della base sarebbe ancora più cogente per il M5s, perché si tratterebbe di una sconfessione completa del tentativo di forzare la mano con il voto”. E ha concluso: “Se vincesse il Si le indicazioni che arrivano con il responso non sarebbero vincolanti per noi parlamentari: lo sarebbero solo se il quesito fosse stato posto in modo imparziale e secco”. E dunque, “non riconoscendo la legittimità del voto, riterrò di votare come ritengo alla fiducia e quindi voterò No”.

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