Giunta tutta al maschile? Per il presidente siciliano Nello Musumeci, dopo l’ultimo rimpasto di giunta, la strada si fa in salita. Dovrà vedersela ora con un ricorso al Tar che chiede l’annullamento delle nomine dei due nuovi assessori. Il ricorso è stato presentato ai giudici amministrativi di Palermo da una lunga lista di associazioni unite sotto l’egida di Noi Rete Donne, network nazionale femminile impegnato sul fronte della democrazia paritaria. Hanno chiesto l’annullamento dei decreti di nomina dello scorso dicembre degli assessori Tony Scilla e Marco Zambuto, “in conseguenza dei quali la giunta regionale Siciliana è divenuta un organo istituzionale monogenere maschile”, scrivono in una nota le associazioni femminili. In particolare il neo assessore alle Autonomie locali, Marco Zambuto, ha sostituito l’ormai ex assessora Bernadette Grasso, uno scambio avvenuto tutto all’interno di Forza Italia. Così la Sicilia è diventata la regione più “maschia” d’Italia, contando, oltre al presidente, una giunta formata da ben 12 assessori (solo il Molise fa altrettanto ma con appena 5 assessori).

Un record quello siciliano che fa sprofondare l’isola in piena “rimozione di genere”, per dirla con il siciliano Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud. Le nomine recenti di Musumeci sono secondo la rete di associazioni “contrarie al fondamentale principio di democrazia paritaria – si legge nel documento che hanno sottoscritto – come compimento del nostro sistema rappresentativo e dell’equilibrio di genere e della sua immediata cogenza come principio fondante di democrazia, in virtù del dettato costituzionale di cui agli articoli 3 e 51 e delle norme europee portate dagli articoli 21 e 23 della Carta di Nizza. Ciò in armonia altresì con i recenti documenti internazionali tra cui l’Obiettivo 5 traguardo 5 dell’Agenda Onu 2030 e con la Comunicazione della Commissione Ue a guida Von Der Leyen “Verso una Unione dell’uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025”.

Un quadro di riferimento normativo non solo nazionale, quindi, per il ricorso al Tar formulato da un team di legali. Oltre la costituzionalista della Statale di Milano, Marilisa D’Amico, a supporto delle associazioni sono intervenuti anche avvocati e avvocate di tutta Italia: Antonella Ida Roselli del Foro di Bari, Massimo Clara del Foro di Milano, Eva Desana del Foro di Torino, Antonio Saitta del Foro di Messina. Una vera e propria sollevazione contro la scelta di non avere donne in giunta, sottoscritta dalle associazioni Ande-Associazione Nazionale Donne Elettrici, Ande Palermo, Ande Marsala, Arcidonna Onlus, Confcommercio Imprese per l’Italia Palermo, Confcommercio Provinciale Terziario Donna, Confcommercio Palermo, Emily Palermo, Le Rose Bianche, unitamente alle professioniste Daniela Carlà, Giorgia Butera e Concetta Giallombardo.

Mentre la giunta di soli uomini ha scatenato reazioni da più parti, portando alla nascita di un nuovo movimento tutto al femminile, “Siciliane”, che chiedono di introdurre la doppia preferenza di genere: “È l’occasione per tutte le forze politiche di mostrare coi fatti e non a parole da che parte stare: chi vuole introdurre la doppia preferenza di genere alle elezioni regionali si impegni sin da subito a portare questo tema dentro l’Ars. Non è possibile che la Sicilia – come abbiamo già scritto nel nostro appello del 1° gennaio – sia una delle ultime regioni rimaste in cui non esiste la doppia preferenza di genere, ragion per cui soltanto 18 dei 70 deputati all’Ars sono donne. Dal 1947, a sedere sugli scranni di Sala d’Ercole sono state appena 46 donne sul totale degli 811 deputati eletti all’Assemblea. Poco più del 5 per cento”.

Intanto sulla questione della rimozione di genere era ritornato nei giorni scorsi anche Musumeci: “La donna in giunta c’è sempre stata – ha detto il presidente della regione a margine di un incontro a Catania lo scorso gennaio – e io credo che la donna in politica offra un valore aggiunto. Tutto però è legato all’offerta del personale dirigente da parte delle forze politiche e in questo senso ho lanciato un appello”. Il presidente, poi, che ha di recente nominato come sua portavoce la giornalista, ed ex europarlamentare per il Pd, Michela Giuffrida, ha puntato il dito contro i dem: “Nel loro gruppo all’Ars non c’è neanche una donna”.

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