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Cesare Maestri, morto il “ragno delle Dolomiti”. Dalla contestata vetta del Cerro Torre alle sue pareti impossibili

"Questa volta Cesare ha firmato il libro di vetta della scalata sulla sua vita": con queste parole il figlio ha salutato l'alpinista e scrittore

di F. Q.

Partigiano, scrittore, alpinista. Cesare Maestri è morto a 91 anni e le parole postate dal figlio Gian sono un racconto breve della vita del papà: “Questa volta Cesare ha firmato il libro di vetta della scalata sulla sua vita“. Nato nel ’29 a Trento, viveva a Madonna di Campiglio ma le montagne, Maestri aveva visto e scalato quelle del mondo intero: 3500 le scalate fatte, molte delle quali in solitaria. La più contestata? La spedizione al Cerro Torre, sulle Ande, tra Argentina e Cile. Una montagna impossibile, ma forse non per un uomo il cui motto era “non esistono montagne impossibili ma solo uomini incapaci di scalarle“. Era 1959 e Maestri affrontò la parete nord con Toni Egger e Cesarino Fava. Egger morì durante la discesa. Maestri confermò di aver raggiunto la vetta ma di non avere prove. Le polemiche su questa salita non si sono mai spente: tra i tanti contestatori, il più importante è ovviamente Reinhold Messner che ha sempre messo in dubbio la conquista di quella mitica vetta della Patagonia. D’altronde, un purista come Messner avrebbe difficilmente potuto incontrare uno spirito così lontano dal suo: quanto Maestri tornò al Cerro, nel 1970, risalì lo spigolo sud-est con l’uso di un compressore per piantare i chiodi sulla roccia invece del tradizionale martello. Lo chiamavano “ragno delle Dolomiti”, Cesare Maestri, perché saliva e scendeva pareti di sesto grado come nessuno aveva mai fatto. Un “sestogradista”, un uomo che ha amato la montagna, un alpinista sui generis che scalava come un ragno.

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