Dal 1 gennaio 2021 la chiesa e la casa canonica di Barbiana dove operò don Lorenzo Milani dal 1954 al 1967, l’anno della sua morte, torna di proprietà della Curia fiorentina. Si chiude infatti, almeno simbolicamente, un lungo dissidio, anni di gelo e di tensioni, assopite solo negli ultimi decenni. Il prete scomodo fu “esiliato” dalla Curia nel 1954 in quella sperduta località del Mugello, a 800 metri di altezza, per essere il parroco di una novantina di persone.

Lì, in quella che è stata ribattezzata una sorta di ‘Siberia ecclesiastica’, dopo Milani – morto a soli 44 anni – ha prodotto con i suoi ragazzi tre opere fondamentali della cultura del Novecento: Esperienze pastorali (1958), libro condannato dal Sant’Uffizio, L’obbedienza non è più una virtù (1965), testo cult del pacifismo italiano e Lettera a una professoressa (1967), che, denunciando il classismo della scuola italiana, ispirò anche la rivolta studentesca del ’68. Poco prima di morire, in un incontro con il suo cardinale Ermenegildo Florit alla fine don Milani sbottò: “Sa quale è la differenza, eminenza, tra me e lei? Io sono avanti di cinquant’anni…”. Era così avanti don Milani che fu esiliato a Barbiana e Florit lo minacciò anche di sospensione a divinis.

All’incirca mezzo secolo dopo quel tormentato colloquio tra il priore di Barbiana e il suo vescovo, Papa Francesco ha riabilitato don Milani. Prima, il 10 maggio 2014, in piazza San Pietro, in un discorso al mondo scolastico, sottolineando che il segreto della scuola è “imparare a imparare”: “Questo lo insegnava anche un grande educatore italiano, che era un prete: don Lorenzo Milani”. Poi il 20 giugno 2017 Papa Francesco con una decisione sorprendente si è recato a Barbiana a pregare sulla tomba del prete esiliato dalla Curia fiorentina. La quale, anche in seguito a questa visita, ha deciso di riprendere la gestione della chiesetta e della canonica di Barbiana.

In un comunicato la diocesi fiorentina, retta dal cardinale Giuseppe Betori, si impegna anche ad “assumere la responsabilità pastorale della custodia e promozione della memoria di don Milani, di lui e della sua azione pastorale e civile, dapprima come cappellano a Calenzano e poi a Barbiana come priore, fino alla sua morte”. A tal fine è stato costituito un “Comitato diocesano per don Lorenzo Milani”, al quale partecipano preti fiorentini ma anche alcuni membri della fondazione don Milani. “La responsabilità diretta che l’Arcidiocesi assume verso la memoria di don Lorenzo Milani rappresenta un ulteriore passo verso il riconoscimento del pieno radicamento ecclesiale di questo prete fiorentino – pur tra tensioni e incomprensioni che non si vogliono cancellare – un’appartenenza da lui ripetutamente rivendicata, più volte ribadita dagli arcivescovi fiorentini negli ultimi decenni, sancita dalle parole di Papa Francesco”, conclude il comunicato della Curia fiorentina.

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