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Sanremo 2021, Matteo Bassetti a FqMagazine: “Il Festival col pubblico nella nave da crociera? Ciò che conta è creare “bolle”, anche sulla terraferma”

Il direttore dell'Unità Operativa Clinica Malattie Infettive e Tropicali dell'Ospedale Policlinico San Martino di Genova interviene sul dibattito infuocato attorno all'ormai famosa nave crociera  dove dovrebbero salpare il pubblico del Teatro Ariston per far sì che si crei una “bolla” ed evitare qualsiasi tipo di contagio

di Andrea Conti

“Il Festival di Sanremo 2021 si farà”, “lavoriamo per il 2 marzo”, “impensabile il Teatro Ariston senza pubblico”, “ripensiamo alla kermesse secondo i protocolli di sicurezza”. Sono i punti su cui sia il direttore artistico e conduttore Amadeus che il direttore di Rai Uno Stefano Coletta non transigono e ripetono come fosse un mantra ad ogni incontro con la stampa. Per questo motivo Rai Pubblicità, ipotesi anticipata da Dagospia e poi confermata dallo stesso Amadeus, ha messo in campo una alternativa per garantire la presenza del pubblico al Teatro Ariston: l’imbarco presso la Costa Smeralda, nave ammiraglia della Costa Crociere, attraccata poco distante da Sanremo. In questo modo tutte e 500 le persone mobilitate per le cinque serate del Festival potranno accomodarsi in platea in sicurezza. “La nave sarà la bolla del Festival”, ha spiegato Amadeus, sottolineando come questa idea consenta di mettere in sicurezza e isolare 500 persone, in modo che non ci sia alcun contagio. O almeno si spera. Saranno garantiti monitoraggi e tamponi a bordo, oltre alla sanificazione dei locali comuni e privati.

Potrebbe funzionare? E tutto il resto della macchina produttiva? Disposti in hotel, case, soluzioni alternative che possano accogliere gli autori, i tecnici, gli orchestrali e i giornalisti. In questo modo il sindaco di Sanremo può rasserenarsi dopo essersi allarmato per l’ipotesi che tutti potessero salire a bordo della tanto chiacchierata nave, tenendosi così lontani dalle attività commerciali della città. La parole chiave sono sempre: distanziamento, tamponi e mascherine. Una vera e propria prova di forza nei confronti del virus, ma anche una atto del tutto inedito dopo oltre dieci mesi di blocco totale dei concerti, teatri e cinema. Un messaggio importante sicuramente, che si spera sia anche un gesto di rinascita. Sarà possibile tutto questo? “Dopo le feste cercheremo di chiudere tutte le questioni in sospeso”, promette Coletta. Intanto i consiglieri della commissione di Vigilanza Rai Laganà e Anzaldi alzano il tiro e chiedono, al di là dei costi, come sia all’atto pratico possibile garantire che il Festival e la “Love Boat Covid Free” non diventi un maxi cluster di contagi.

Abbiamo contattato, in merito alle ipotesi della nave e della messa in sicurezza dell’intero Festival, il professor Matteo Bassetti, direttore dell’Unità Operativa Clinica Malattie Infettive e Tropicali dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova e tra i primi ad aver ricevuto il vaccino Covid-19. Bassetti inoltre è nato proprio a Genova e conosce molto bene l’importanza di un evento come il Festival per la sua terra.

Si discute molto sull’ipotesi di una nave che messa in sicurezza il pubblico del Teatro Ariston. Secondo lei è una ipotesi praticabile?
Dal punto di vista infettivologico sì, nel senso che si creerebbe una ‘bolla’, un po’ come si è tentato di fare nel mondo del calcio. Immagino che tutte queste persone saranno imbarcate in un lasso di tempo congruo effettuando test sierologici e in assoluta sicurezza dal punto di vista del virus. Ma c’è anche un’altra possibilità.

Quale?
Puntare alla terraferma. Mettere in sicurezza le persone in alberghi, strutture ricettive ad hoc con percorsi super controllati.

Ma non c’è un rischio di contagio per chi risiederà in hotel o nelle case in affitto?
Ecco perché sono fondamentali i controlli quotidiani per creare una ‘bolla’. Il problema del tampone lo conosciamo, è semplice da fare e in tempo reale però ti fa la fotografia di un momento preciso. Se uno esce e incontra altre persone, al di fuori del proprio settore di azione, è chiaro che aumenta il rischio di contagio e di incubazione che generalmente è di sette giorni, in quello che si chiama il ‘periodo finestra’. Quindi è importante creare per autori, organizzatori, discografici, artisti e giornalisti delle micro ‘bolle’ in cui si ha la certezza di muoversi in ambienti Covid-Free. Fermo restando distanziamento, mascherine e lavarsi spesso le mani.

Lei è ligure e conosce l’importanza sul territorio del Festival: è importante in ogni caso limitare il numero tra operatori e organizzazione?
Non vedo problematiche di questo tipo se i protocolli di sicurezza sono fatti bene e si creano, come dicevo prima, le condizioni per una ‘bolla’ con i controlli, tamponi e terapia molecolare. Non è una cosa impossibile se si pensa a certe produzioni televisive come ‘X Factor’ che hanno avuto il pubblico in teatro, rispettando il distanziamento e le norme di sicurezza.

C’è stato uno stop importante per concerti, cinema e teatri. Il Festival di Sanremo può svolgersi lo stesso al netto delle restrizioni anti-Covid?
Se rimaniamo sul piano delle previsioni, è difficile sapere cosa accadrà a marzo. Siamo alla seconda ondata e forse ne avremo una terza. Del resto, lo scorso marzo abbiamo riscontrato i primi casi e notoriamente per la circolazione del virus, dunque non è facile fare previsioni di alcun tipo. Io dico però che dovremmo ragionare per far sì che un Festival importante come quello di Sanremo si possa realizzare in massima sicurezza sempre con le persone presenti. Sarebbe una bella spinta per il settore.

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