Il settore del trasporto aereo passeggeri è uno dei più duramente colpiti dalla pandemia. Traffico azzerato o quasi, bilanci in rosso anche nelle compagnie sinora più virtuose e nonostante miliardi e miliardi di aiuti pubblici. Lo scenario è da brividi, secondo gli analisti è improbabile che si ritorni ad una situazione di normalità prima del 2024 e alcuni cambiamenti di abitudini indotte dai limiti agli spostamenti rischiano comunque di avere effetti permanenti. Oggi il direttore generale di Assaeroporti, Valentina Lener, ha affermato che “Il traffico aeroportuale nelle prime due settimane di dicembre ha proseguito il trend di novembre con un -90% e nella terza settimana circa un -80% dovuto alla concentrazione dei viaggi prima del lockdown. Bene che andrà, su tutto l’anno registreremo un -75/-73%. Quindi il 2020 si chiuderà con non più di 53 milioni di passeggeri, poco più di un quarto del traffico del 2019 “. Per l’occupazione del settore aeroportuale “siamo preoccupatissimi: finora i lavoratori sono stati protetti dagli ammortizzatori sociali, con la cig straordinaria che coprirà fino a marzo 2021. Ma a noi serve uno strumento flessibile e di lunga durata, perché come settore non ci possiamo permettere una cig spezzettata”, ha aggiunto Lener.

La giapponese Skymark prova un’altra rotta – Le ricadute sull’occupazione sono e saranno pesanti in tutto il mondo ma c’è anche chi prova a seguire una strada diversa. La compagnia giapponese low cost Skymark ha deciso di introdurre la settimana lavorativa corta con 4 giorni di presenza per i suoi circa 2mila dipendenti. L’accorciamento scatterà dalla prossima primavera e ha lo scopo in di mantenere in servizio tutti i lavoratori pur in un contesto estremamente difficile. Skymark, compagnia medio piccola nata nel 1996 e oggi con una trentina di aerei Boeing 737 in servizio, è la prima aerolinea a introdurre una misura del genere. Il provvedimento riguarderà tutti, non solo i dipendenti che hanno figli minori o genitori anziani da accudire. Il nuovo sistema, aggiunge la fonte, verrà calibrato in base alle necessità del business aziendale, in linea con l’auspicata ripresa del comparto, dando vita a nuovi contratti retribuitivi anche se si tratta di un periodo limitato. Insomma meno ore lavorate ma anche meno soldi in busta paga, con una riduzione nell’ordine del 10/20%. La compagnia ha sofferto meno dei concorrenti poiché opera unicamente voli interni, a loro volta penalizzati ma meno rispetto ai collegamenti internazionali.

Un’idea che torna di moda – Altre aziende giapponesi ben più grandi come Toshiba o Mizuho Financial Group stanno a loro volta adottando la settimana corta ma principalmente per ragioni di contingentamento del personale presente negli uffici e negli stabilimento. Altri si stanno spingendo più in là La multinazionale olandese-britannica Unilever sta sperimentando in Nuova Zelanda una settimana corta a parità di retribuzione. Il gruppo ritiene che questa soluzione potrebbe apportare benefici anche in termini di produttività del personale e se questa ipotesi dovesse trovare riscontro pensa di estendere la misura a tutte le attività internazionali.

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