Erano stati separati con la forza, nel caos degli imbarchi sulle coste tunisine prima di affrontare uno dei tanti viaggi della speranza nel Mediterraneo verso le coste italiane. Ma una donna ivoriana e il figlio di appena cinque anni si sono ritrovati dopo 8 mesi, come testimonia la foto del loro primo abbraccio, avvenuto a Reggio Emilia, che ha commosso gli operatori dei servizi sociali. Lo scatto è stato pubblicato sul sito del Comune, insieme al ringraziamento per tutti coloro che hanno reso possibile il ricongiungimento tra madre e figlio: gli operatori “del Servizio sociale del Comune di Reggio Emilia, il Tribunale per i Minorenni di Bologna, la Prefettura, il tutore, la cooperativa sociale L’Ovile”.

La storia risale ad aprile, quando entrambi, arrivati dalla Costa d’Avorio, si trovavano in Tunisia in attesa di imbarcarsi su una delle barche utilizzate dai trafficanti di esser umani per trasportare i migranti dalle coste nordafricane verso quelle italiane. Quando è arrivato il loro momento, però, il bambino è stato fatto salire su un’imbarcazione insieme a un’altra donna conosciuta dalla madre durante la permanenza in Tunisia, mentre lei è stata separata dal figlio. Negli ultimi attimi che hanno preceduto la partenza, la donna si è fatta promettere dall’amica di proteggere e accudire suo figlio fino al loro prossimo incontro.

E così è stato. La ragazza ha mantenuto la promessa e non si è mai separata dal piccolo, nemmeno nel giugno scorso, quando si è recata al pronto soccorso perché il piccolo si sentiva poco bene. È a quel punto che le autorità, che hanno indagato su chi fossero i reali genitori del bimbo, sono venuti a conoscenza della sua storia, decidendo però di non separarlo dalla donna che aveva promesso alla madre di prendersi cura di lui, nonostante avesse in programma di raggiungere la Francia.

Nel frattempo, però, la madre è riuscita a raggiungere l’Italia e intorno ad agosto è stata ospitata presso un centro di accoglienza ad Agrigento, dove è riuscita a mettersi in contatto con la giovane amica. Iniziano così una serie di videochiamate tra le due donne, il Servizio sociale, il tutore, gli operatori delle comunità di accoglienza e talvolta gli avvocati per l’assistenza legale. “La difficoltà – scrive il Comune – è capire a distanza se quella donna sia realmente la madre del piccolo e se non l’abbia volutamente abbandonato”.

“Si decide pertanto di insistere – continuano – affinché la madre possa essere ospitata presso un centro di accoglienza a Reggio Emilia e con l’aiuto della Prefettura di Reggio Emilia e della cooperativa sociale L’Ovile, dopo i numerosi e complessi passaggi burocratici, ieri, 22 dicembre 2020, la madre è finalmente arrivata a Reggio Emilia e ha rivisto il suo bambino“.

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