Andare a votare adesso Telemaco? Ma sì, che vuoi che sia! E’ proprio di questo che l’Italia ha bisogno ora, di un bel voto mentre là fuori si muore di Covid. Non è che tutti quei maneggi, quelle roboanti affermazioni retoriche lanciate in aula manco fosse Cicerone che si scaglia contro Catilina nascondano, più prosaicamente e a detta di molti, il tentativo di piazzare qualche figura proveniente dal mondo della fu Leopolda, magari all’istruzione?

Scherzi a parte, la situazione politica tragicomica che ci troviamo a vivere è il frutto avvelenato che ci cade in testa a causa della mancanza di coraggio di forze politiche che non hanno trovato la capacità di porre fine a questo stillicidio, a questo ospitare e sfamare in casa un ospite che, un giorno sì e uno no, minaccia di farla cadere. Nessuno ha voluto proteggere questo governo dall’effluvio nocivo della pulsione di morte che una parte di esso pompa dentro le mura, anche se, il giorno del varo del Conte bis, tutti sapevano che Italia Viva era un pericoloso ossimoro, coattivamente coerente con i principi della sua fondazione e incapace di garantire affidabilità.

Una creatura virtuale, nata sulla carta con un’operazione che si è tenuta ben lontana dal vaglio elettorale, che teme oggi l’avvicinarsi del semestre bianco come i dinosauri temevano il meteorite. Per questo gioca la sua ultima carta, la sola che abbia mai saputo giocare da quando è apparso sulla scena politica: la minaccia. Una microformazione data dai sondaggi a livelli ben sotto il livello del mare vorrebbe andare al voto in piena pandemia, mentre contiamo i morti, mentre i medici e gli infermieri cadono a terra stremati, mentre le imprese chiudono, mentre la famiglie si impoveriscono.

Questo gruppo elitario di amici che a suo tempo si volle incaricare di guidare le masse lontano dai maneggi della vecchia politica (!), incurante della volontà popolare al punto da trovare il coraggio di ripresentarsi in pubblico dopo quel 4 dicembre che ne disintegrò le membra, torna ancora una volta a mostrare quanto davvero abbia a cuore le sorti degli italiani. Minacciano di far cadere tutto pur di ritagliare quello strapuntino che li salvi dall’inevitabile oblio, fino al punto di millantare l’innesco di una crisi. Mentre noi temiamo di avvicinarci ai nostri anziani per paura di contagiarli e perderli, con incauta spregiudicatezza costoro vorrebbero allestire i seggi, mettere in strada milioni di persone, in fila sui marciapiedi. Adesso!

Mentre le terapie intensive contano i cadaveri! Mentre le città non riescono a staccare dalle mura i necrologi dei morti per Covid! Mentre il sistema sanitario, scolastico, familiare e produttivo è vicino al collasso! Adesso, Telemaco, proprio adesso vuoi tonare alle urne?

E’ ovvio che si tratta dell’ultimo bluff di chi sa che, persa questa occasione, del suo movimento non resteranno che lacrime nella pioggia. E’ ovvio che i primi a morire del freddo elettorale sarebbero proprio i superstiti della Leopolda. Ma pur sapendo che votare è impensabile, essi lo dicono, o meglio, ‘non lo escludono’. Telemaco rotea minacciosamente in aria quella scheda elettorale che lo dissolverebbe, utile però a tenere Conte e i suoi ministro sotto scacco.

Questo è uno dei momenti più bui della storia repubblicana a causa dell’emergenza pandemica, e se nessuno si aspettava da Telemaco un discorso alla Winston Churchill, lascia tuttavia sgomenti quel grido tignoso di chi, col cerino in mano, minaccia di far saltare la Santa Barbara, mentre là fuori, chi più chi meno, tutti stanno combattendo la guerra che lascerà ancora morti, ancora angosce, ancora devastazione economica.

Il renzismo è caduto, imploso, ingioiato dalle sue stesse fondamenta edificate sul nulla. E’ crollato quando l’Italia intera gli ha sbattuto la porta referendaria in pieno viso. E’ un movimento politico defunto. Ma, come un golem spettrale, ancora si alza in piedi e minaccia la città. Serve un rabbino Loew che, come nella leggenda, lo metta a dormire. Una volta e per sempre. Vuoi andare al voto Telemaco? Bene, noi ti aspettiamo alle urne, come ti abbiamo atteso la notte del 4 dicembre.

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