“Possiamo introdurre quante regole vogliamo, ma la differenza nella lotta alla pandemia la fa il comportamento di ciascuno. E sarà così anche a Natale“. A dirla così sembra quasi un’ovvietà, ma Alberto Villani, componente del Comitato tecnico scientifico e presidente della Società italiana di pediatria, avverte che non bisogna contare troppo sulle restrizioni in arrivo per le feste per evitare una nuova risalita dei contagi. “L’unica certezza che abbiamo sul virus è che si diffonde in modo straordinario. Ormai è da febbraio-marzo che si dice che bisogna indossare la mascherina e rispettare le distanze per evitare di contagiarsi, ma l’impressione è che non tutti i cittadini l’abbiano capito”, spiega a Ilfattoquotidiano.it. Ogni provvedimento restrittivo “è inutile” se c’è chi oggi è convinto “di poter fare quello che vuole senza pagarne il prezzo fra 15 giorni”. Un discorso che vale ancora di più durante le festività. È per questo che, secondo Villani, ciò che potrebbe davvero fare la differenza a Natale è il senso civico della popolazione. “Ci vorrebbe la sorveglianza civica da parte di ognuno di noi”, spiega, cioè “intervenire quando ci si trova in situazioni di rischio o assembramento”.

A questo, continua l’esperto, si aggiunge la necessità di “investire sull’educazione civica e sanitaria“, soprattutto negli istituti scolastici. “La scuola è il luogo più sicuro: c’è distanziamento e i professori possono far capire ai ragazzi perché è così importante indossare la mascherina, oltre a controllarli se violano le regole”. Il problema, piuttosto, è “ciò che accade prima e dopo la scuola. Se gli studenti sono costretti a stare a casa tutto il giorno, c’è la possibilità che vadano ad infettarsi”. Educazione in classe, quindi, ma anche fuori. Rivolgendosi ai tanti cittadini che a suo dire troppo spesso “non rispettano le norme sanitarie” perché non sono ancora consapevoli dei rischi.

“Non dovremmo essere ancora qua a ribadirlo”, insiste Villani, ma “che non ci si debba assembrare vale nei negozi, al ristorante, al supermercato. Non è sempre possibile ritagliare le restrizioni con precisione“. Specie a Natale, quando “regna la confusione più totale nelle città”. Giusto ieri, racconta l’esperto, che è anche responsabile del reparto di Pediatria generale e malattie Infettive del Bambino Gesù di Roma, “tornando a casa dall’ospedale sono passato in alcune zone commerciali del centro. E c’era una ressa degna delle migliori tradizioni natalizie“. Scene che alimentano il timore, condiviso anche dagli altri membri del Cts, di dover rinunciare ad altre libertà qualora la curva dovesse risalire. “Il discorso vale anche per gli impianti sciistici“, conclude Villani. “Se tutti rispettassero le regole potremmo anche tentare di aprirli, ma ci ricordiamo bene cosa è successo a marzo“. Quelle immagini sono rimaste impresse anche a lui: “La settimana bianca ha rappresentato un momento di aggregazione e di contagio: le persone poi sono tornate nelle proprie città e hanno ulteriormente fatto circolare il virus. Dobbiamo evitarlo a tutti i costi”.

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