Con 5mila morti a settimana “è come se ogni volta scomparisse di colpo un piccolo paese”. Eppure il dibattito pubblico “è concentrato sul Natale e sul rischio di terza ondata a gennaio. Ci si dimentica che siamo ancora in piena pandemia“. Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, raggiunto al telefono da Ilfattoquotidiano.it, non usa mezze misure per commentare le indiscrezioni sulla stretta per le vacanze: durante le prossime settimane potremo concederci “pochissime libertà“, perché i dati dei contagi “sono di una precarietà straordinaria“. È per questo che i divieti per Natale a cui sta lavorando il governo vanno compresi “con attenzione dai cittadini”. A partire dal nodo degli spostamenti tra Regioni.

Una delle ipotesi è quella di vietarli a partire dal 19 dicembre, cioè una settimana prima di Natale, per evitare l’assalto ai trasporti. Crede che sia una misura adeguata?
Purtroppo il rischio che i cittadini prendano d’assalto treni e aerei rimane. Il dramma è che gli spostamenti sono una delle principali cause di diffusione del contagio, perché generano movimenti di persone anche tra nuclei non conviventi. Se domani mio figlio – che vive a Valencia – mi viene a trovare, lui è un perfetto estraneo dal punto di vista della patologia. Io invece sono spinto ad abbracciarlo, specie se non lo vedo da tanto tempo. È impensabile che in famiglia le persone non siano portate a farlo. E fare dei tamponi prima di mettersi in viaggio non basta, perché se al momento della partenza si è negativi, è possibile che una volta arrivati poi si risulti positivi.

E allora non è meglio evitare del tutto gli spostamenti?
Limiterebbe i contagi, ma vanno valutati anche altri rischi: c’è una richiesta sociale fortissima, la gente è molto stanca della situazione dal punto di vista economico, politico, sociale. Diverse categorie sono ai limiti della sopravvivenza: basti pensare anche solo a chi vive della stagione sciistica: un commerciante che ad esempio ha un negozio di scarponi da sci lavora 4 mesi l’anno, ma questa volta fino a fine gennaio sicuramente non potrà riaprire. E c’è il rischio che lo stop sia prolungato, se la curva dei contagi non sarà così clemente da permettere al governo di salvare gli ultimi mesi della stagione.

In vista delle feste tanti italiani prenoteranno treni, aerei e autobus per tornare a casa. Attualmente sugli aerei la capienza è al 100%, ci sono dei rischi?
A differenza di altri mezzi, va detto che sugli aerei c’è frequente ricambio di aria (sul punto il Cts si è già espresso a inizio estate, ndr). Poi sia a bordo, sia negli aeroporti le regole sono molto rigide e le compagnie hanno tutto l’interesse a farle rispettare.

Attualmente nel nostro Paese si registrano circa 25mila casi al giorno. Quante libertà potremo permetterci durante le feste?
Pochissime, perché anche se i dati sono favorevoli, sono di una precarietà straordinaria. Quando hai un Rt ancora sopra 1 con oltre 20mila positivi, vuol dire che c’è sempre un certo numero di persone che finisce in terapia intensiva, che gli ospedali sono in affanno e salgono i decessi. Siamo in una fragile tregua, legata al fatto che le misure restrittive introdotte finora hanno avuto degli effetti, ma bisogna restare prudenti.

Per le prossime settimane si sta pensando a diverse misure: dai negozi aperti fino alle 21 al coprifuoco da far scattare sempre alle 22. Basterà per evitare la ripresa dei contagi?
Basteranno se saremo capaci di rispettare queste regole. Se invece si ripeteranno scene simili a quelle che sono avvenute a Roma l’altro giorno, quando è stato inaugurato un grande magazzino, pagheremo tutte le conseguenze. Come sappiamo, tutto quello che avviene oggi in termini di diffusione del virus lo scontiamo fra un paio di settimane. Questa è una malattia subdola, perché gli effetti non sono immediati e i cittadini hanno meno consapevolezza dell’impatto delle loro azioni. Manca la percezione del disastro.

Tanti italiani aspettano anche di capire in quanti ci si potrà sedere a tavola per i tradizionali cenoni. Verrà fissato un tetto ai commensali?
Figuriamoci se la polizia potrà bussare alla porta dei cittadini per chiedere quanta gente è presente a cena. Anche in questo caso vale la regola della prudenza: la raccomandazione è quella di ridurre il numero al minimo.

Se queste misure non dovessero funzionare, cosa dobbiamo aspettarci a gennaio?
Non ha senso parlare adesso di terza ondata, siamo tuttora in piena pandemia. Anche se la curva epidemiologica ha raggiunto il plateau, ogni giorno abbiamo centinaia di morti. Quando caleranno drasticamente potremo dire di essere in una situazione migliore. Con 5mila decessi alla settimana è come se ogni volta scomparisse di colpo un piccolo paese. E in Italia ce ne sono tantissimi. Basta questo calcolo per capire la gravità della situazione, specie in vista del Natale.

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