L’Aula della Camera ha approvato con 298 voti a favore, 224 contrari e nessun astenuto la fiducia sul Decreto Sicurezza e immigrazione, con la quale la maggioranza giallorossa intende superare l’impianto normativo dei decreti Salvini (già in parte bocciato dall’intervento della Corte costituzionale, che aveva definito illegittimo lo stop all’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo), quando è passato oltre un anno dai rilievi mossi dal Quirinale, in particolare sul tema delle multe alle Ong.
“Era un punto qualificante per la nascita del nuovo governo, ora l’Italia torna nel novero delle nazioni civili”, ha rivendicato in Aula Federico Fornaro (capogruppo Misto-LeU), mentre Italia Viva, attraverso le parole del deputato Marco di Maio, ha attaccato le opposizioni (e non solo): “Mettetevelo in testa, colleghi delle opposizioni e di parte del M5s, che votò quei decreti: salvare vite umane in mare è un cardine del nostro ordinamento, principio scolpito tra ciò che fa la differenza tra bestialità e umanità”.
Dal centrodestra, in particolare dalla Lega di Matteo Salvini, che quei decreti aveva trasformato come un simbolo della sua azione di governo da ministro dell’Interno, sono partiti attacchi soprattutto nei confronti del M5s: “O si considerano le ong dei ‘taxi del mare’ come disse Luigi Di Maio o si sta con chi ritiene che sono l’unico strumento per garantire la sicurezza in mare. Lo dico al M5s: non si può un giorno essere per i decreti sicurezza e un giorno per azzerarli. La dignità conta molto di più di una poltrona”, ha accusato il deputato leghista Nicola Molteni, rivolgendosi ai parlamentari 5 Stelle, che avevano votato a favore (pur tra le divisioni nel gruppo, soprattutto al Senato) di quei provvedimenti oggi cambiati, durante il governo M5s-Lega. Parole alle quali ha replicato Vittoria Baldino (M5s): “Noi avevamo sollevato non pochi dubbi sul decreto Salvini: non ha funzionato, anzi ha prodotto risultati contrari alla tanto decantata sicurezza. Prima la legge Bossi Fini e poi i decreti di Salvini hanno dimostrato che i flussi non si fermano con delle leggi, ma con dei percorsi di inserimento, occupandosi del fenomeno”. E ancora, rispetto alle accuse di aver cambiato idea: “Ci domandavamo se fosse più sicuro privare della carta di identità persone che poi non sarebbero potute essere più monitorate. Minore controllo, minore sicurezza sia per i migranti che per i cittadini. In questo passaggio c’è la parabola dei decreti Salvini”, ha concluso.
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