Sessismo e violenza non sono fenomeni separati, eppure ancora in tante e in tanti accusano altri di sessismo con toni arroganti, prepotenti, aggressivi. Anche qui vige la regola, imperante ormai sui social come nella vita reale, che se non sei d’accordo con me stai sbagliando e io ti devo cambiare. Invece di far incontrare le idee, si preferisce farle scontrare: nel fare incontrare le idee bisogna avere concetti e bisogna saperli esprimere, nel farle scontrare si butta tutto in caciara e ognuno regna sovrano nei propri convincimenti senza scalfire quelli dell’altro.

Il sessismo indica l’atteggiamento di chi promuove difende o giustifica l’idea dell’inferiorità di un sesso rispetto all’altro, è quindi un atteggiamento discriminatorio e come ogni forma di svalutazione si nutre di una cultura impositiva e violenta. Indubbio che il sessismo, per secoli, è stato utilizzato dagli uomini verso le donne, senza che questo non significhi non condannare anche chi possa, al contrario, ritenere inferiore il sesso maschile. Il sessismo in sé è un’assurdità, indipendentemente da chi lo applica, ma questa assurdità ha creato limiti e danni più alle donne che agli uomini.

Talmente radicata è l’idea della superiorità maschile (meno di un tempo, non dimentichiamolo, anche se di strada da percorrere ne abbiamo) che il sessismo a volte può essere anche divulgato con una certa ingenua inconsapevolezza.

Quando ci si accorge di atteggiamenti e comportamenti sessisti, si dovrebbe certamente evidenziarli o prenderne le distanze a seconda delle situazioni, ma non si dovrebbe mai reagire con lo stesso atteggiamento aggressivo e svalutativo insito di chi sta assumendo quei tipi di atteggiamenti e comportamenti. Se a violenza reagisco con violenza, se ad arroganza reagisco con arroganza, se a svalutazione reagisco con svalutazione, come ci si può considerare diversi e in grado di mandare messaggi diversi?

Anche la legittimità delle proprie idee non deve presupporre la liceità di scaraventare addosso all’altro la propria rabbia in modo confuso e sconsiderato. Certo, è difficile di fronte a qualcuno che ci etichetta o considera inferiori non perdere la calma, ma è quanto necessario per ottenere il cambiamento, togliere all’altro la possibilità di scontrarsi sul campo con quegli stessi atteggiamenti e comportamenti che lui padroneggia bene, portarlo in un campo di confronto diverso dove i suoi strumenti non funzionano più perché siamo noi a non permettere che funzionino.

Chi difende i diritti delle donne difende i diritti degli uomini e dovrebbe volere che nessun uomo e nessuna donna debbano ricevere lo stesso trattamento riservato tante volte e su troppi aspetti alle donne, perché fa muro contro quel modo di fare, non verso le persone che sì lo utilizzano, ma che si vorrebbe lo cambiassero. Lo stato di accusa non produce cambiamento, se non per imposizione e paura o, al contrario, genera maggiore livore.

Questa è una breve riflessione che voglio lasciare per questo 25 novembre diverso, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Gli eventi riguardanti questa data, creati per sensibilizzare l’opinione pubblica, verranno tenuti per lo più online, mentre all’interno delle mura di casa tutto continuerà ad avvenire purtroppo regolarmente dal vivo nelle situazioni di maltrattamento domestico. Anzi, sappiamo bene come questo periodo difficile, dovuto alla situazione sanitaria, possa portare a maggiori tensioni che possono più facilmente sfociare in violenza.

Pari diritti e opportunità sono gli unici obiettivi da raggiungere e per farlo dobbiamo dare l’esempio nei modi oltre che nei contenuti.

Photo Credits: @Pietro Vanessi

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