Le consuete 24 ore di attesa per un esito che appare ormai una formalità. Il Tribunale del Cairo ha di nuovo rinnovato di 45 giorni la detenzione di Patrick Zaki, lo studente egiziano dell’università di Bologna arrestato il 7 febbraio scorso all’aeroporto della capitale. A comunicarlo su Twitter è l’Eipr, ong che si occupa di diritti umani con cui il ragazzo ha collaborato in passato e che nei giorni scorsi è stata colpita da un’ondata di arresti nei confronti dei vertici dirigenziali.

L’udienza sulla convalida del fermo, che per la legge egiziana può protrarsi fino a due anni, si era tenuta ieri alla presenza dello stesso Zaki, che ha anche preso la parola, e dei suoi legali. “Patrick ha partecipato all’udienza svoltasi al solito posto e la decisione del tribunale sarà resa nota domani – aveva annunciato il suo avvocato, Hoda Nasrallah – Ho parlato con lui dieci minuti dopo l’udienza, sta bene ed è in buona salute“.

La pagina Facebook Patrick Libero, curata da attivisti che chiedono la scarcerazione dello studente, aveva inoltre riferito che “la corte ha ascoltato la difesa degli avvocati e ha dato a Patrick la possibilità di parlare. Poi gli avvocati hanno presentato un memorandum che illustrava in dettaglio le argomentazioni della difesa e delineava le giustificazioni che richiedevano il suo rilascio”.

“Altri 45 giorni di detenzione preventiva per Patrick Zaki. Non ci sono parole per definire questo accanimento del potere giudiziario egiziano. Non ci sono parole per definire l’assenza di un’azione forte da parte del governo italiano”, ha scritto in un tweet Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia.

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