Custode dei ricordi, dopo una vita passata sul campo dei combattenti. È stato politico, comunista, intellettuale, ma soprattutto napoletano: il suo amore per il rione Sanità, per Totò, per la città, gli aveva anche fatto assegnare la delega alla “memoria” come consigliere comunale. Francesco Ruotolo, 74 anni, è morto domenica 15 novembre all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove era stato ricoverato dopo che le sue condizioni stavano rapidamente peggiorando a causa del Covid-19. A dare l’annuncio della sua scomparsa, i compagni di Rifondazione Comunista e gli abitanti del rione Sanità. In uno degli ultimi messaggi inviati agli amici dall’ospedale, dal reparto Covid, Ruotolo aveva scritto: “Qui sembra un girone dell’Inferno dantesco, si sentono urla e lamenti”.

Tantissime le battaglie portate avanti da Ruotolo. Negli anni Novanta, si ricordano tra le tante la lotta contro il progetto “sventra-Napoli” di Paolo Cirino Pomicino e la denuncia delle “Vele” di Scampia. Poi, da consigliere regionale e membro del consiglio di gestione dell’Unità sanitaria, denunciò lo scandalo delle fustelle dei farmaci, che si concluse con diverse condanne. Negli anni recenti, si era dedicato ai problemi del rione Sanità: l’intitolazione di un ponte alla partigiana Maddalena Cerasuolo, che grazie a Ruotolo oggi porta quel nome, la riapertura dell’ospedale San Gennaro dei poveri, il ripristino dei bus che collegano il quartiere con la zona di piazza Cavour, la biblioteca di quartiere.

“Il maledetto Covid ci ha portato via il compagno Francesco Ruotolo”, ha commentato Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione. “È stato ricoverato in ritardo. Dopo essere stato al pronto soccorso era stato rimandato a casa. Quando è stato ricoverato erano passati troppi giorni e il Covid lo aveva già pesantemente colpito”, ha accusato. “Uomo della Resistenza, antifascista, amante di Napoli, sempre in prima linea nella lotta per i diritti”, è il messaggio del sindaco Luigi de Magistris.

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