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Consip, chiesta condanna a 14 mesi per il generale Del Sette. L’accusa è rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento

Secondo l'accusa avrebbe informato nel maggio del 2016 Luigi Ferrara, all’epoca presidente della centrale acquisti della pubblica amministrazione, dell’esistenza di una inchiesta penale sul conto dell’imprenditore campano Alfredo Romeo, consigliandogli essere cauto "nelle comunicazioni a mezzo telefono"
Consip, chiesta condanna a 14 mesi per il generale Del Sette. L’accusa è rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento
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“Condannare il generale Tullio Del Sette ad un anno e due mesi di reclusione riconoscendo le attenuati generiche e la sospensione della pena“. E’ la richiesta fatta dal pm Mario Palazzi nel processo-stralcio all’ex comandante dei carabinieri accusato di rivelazione del segreto di ufficio e favoreggiamento nella inchiesta sul caso Consip. Secondo l’impianto accusatorio, Del Sette avrebbe informato nel maggio del 2016 Luigi Ferrara, all’epoca presidente della centrale acquisti della pubblica amministrazione, dell’esistenza di una inchiesta penale sul conto dell’imprenditore campano Alfredo Romeo, consigliandogli essere cauto “nelle comunicazioni a mezzo telefono”.

Nel corso delle dichiarazioni spontanee rese al processo, Del Sette ha detto: “Sono qui con molto imbarazzo e amarezza. Ho fatto 47 anni di carriera nell’Arma, ho lottato per la legalità, mi ritrovo da 4 anni in questa condizione di estremo disagio e ho voluto che il processo venisse celebrato il prima possibile”. Il generale ha fornito ai giudici della seconda sezione collegiale la sua versione dei fatti. Ha affermato di “avere incontrato Luigi Ferrara (all’epoca dei fatti presidente di Consip) il 17 maggio del 2016. Al termine dell’incontro mi chiese un consiglio sull’opportunità di incontrare l’imprenditore Alfredo Romeo. Io gli chiesi se si trattasse dell’imprenditore napoletano coinvolto in inchieste, gli sconsigliai vivamente di farlo“. Del Sette ha aggiunto di “non avere mai incontrato Romeo e non sapere se avesse in corso effettivamente attività investigative a suo carico. Sconoscevo di indagini in corso, ho detto quello che ho detto perché mi è stato chiesto un parere. Poi scoprii dalle carte dell’inchiesta che l’incontro tra Ferrara e Romeo nonostante il mio consiglio avvenne”.

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