Donald Trump aveva lavorato molto in anticipo per preparare la sua sfida elettorale. Utilizzando a fondo tutti i suoi (grandissimi) poteri presidenziali e aiutato solo dalla collaborazione del suo partito (repubblicano), in maggioranza al Senato ma minoritario alla Camera, ha avviato una politica di contrasto alla globalizzazione, raggiungendo importanti risultati sul piano dell’economia interna che, con un po’ di autarchia (guerra dei dazi un po’ con tutto il mondo) cominciava a riportare un po’ di equilibrio alla bilancia commerciale e monetaria.

Questi risultati, già da soli di ottimo livello, sono poi stati accompagnati nel secondo anno di presidenza dalla Flat Tax (il solito mantra dei governi di destra), che spaccia per aiuto all’economia quello che invece, nella sostanza, è solo un aiuto ai ricchi, dato che non fa nulla per migliorare la redistribuzione della ricchezza prodotta ma aiuta anzi a peggiorarla.

Comunque, tra alti e bassi (a causa del pessimo temperamento del Capo Supremo), l’economia della nazione si è presentata in buono stato all’inizio del quarto anno di presidenza, e anche Wall Street continuava a salire. Eppure, quando il giorno nero è arrivato sotto forma di pandemia, ha trovato tutti impreparati. Un po’ di meno i cinesi, un tantino di più gli americani, traversando di passaggio anche l’Europa, con l’Italia costretta a chiudere tutto per prima.

Adesso sappiamo tutti cosa vuol dire una economia che si ferma a causa di una morte nera invisibile che falcia vittime a migliaia e costringe tutti a rinchiudersi in casa per non farsi sorprendere.

L’inguaribile prosopopea di Trump, diventato divo di Apprentice nel 2003 che da leader di un reality show è salito fino alla stanza ovale della Casa Bianca americana, ha condannato se stesso a muoversi in un “reality” che lui non sa proprio recitare, quello del leader che sceglie la strada con serietà, competenza e realismo, non con la baldanza e la doppiezza dell’attore smaliziato.

Tutto il suo lavoro sull’economia per mostrarsi all’appuntamento col voto in forma perfetta era svanito in soli due mesi, bruciato dal Covid. Aveva subito avviato in marzo, in accordo col partito Democratico, un sostanzioso giro di helicopter money della portata di quasi tremila miliardi di dollari, ma il beneficio monetario non è stato accompagnato da una serio comportamento di isolamento dal virus, nemmeno per la cosa più elementare: la mascherina.

Trump ha usato la sua superbia invece che il suo decisionismo. Avrebbe dovuto dare un ordine perentorio: tutti a casa per un mese! E poi una ripartenza controllata. Invece ha preferito pavoneggiarsi. Ma col Covid non si scherza, in poco più di un mese si è trovato ‘col culo per terra’ mentre il giorno del voto si avvicinava e la gente manifestava sempre più apertamente la preferenza per il voto postale (meno rischioso col Covid in giro).

Avrebbe potuto, negli ultimi tre mesi, rafforzare il sistema postale, renderlo più refrattario ai tentativi di truffa – del resto già inaccessibile a truffe di sensibile portata. Ma proprio in quel periodo muore la giudice suprema Ruth Ginsburg, di orientamento progressista, quindi dei democratici. Un vero colpo di fortuna per lui e i repubblicani.

Lui aveva già avuto la possibilità di nominare due giudici conservatori, ora poteva nominarne un terzo e, con i tre già presenti, arrivava a sei conservatori contro tre progressisti. Con quella maggioranza i conservatori potevano decidere qualunque cosa dato che, in caso di contestazione, la Corte Suprema avrebbe sistemato tutto. Ma si era a settembre, i soldi del primo giro erano finiti e la gente andava a votare con le tasche vuote, bisognava fare subito un nuovo giro di “soldi a pioggia”. I democratici erano già d’accordo da agosto, ma volevano fosse un po’ diverso: non proprio a “pioggia” ma un tantino più mirato alle categorie più danneggiate.

Erano però i repubblicani stavolta, col loro capo Mc Connel, a puntare i piedi perché molti loro senatori erano soggetti al voto, e temevano che un altro “regalo” di quella portata avrebbe irritato i loro elettori perché avrebbe causato un ritorno delle tasse. La proposta di Mc Connel è stata: il giro dei soldi non si fa più in tempo a farlo, e comunque si può fare anche dopo, intanto nominiamo Amy Barrett alla Corte Suprema.

Trump ha accettato: in fondo la pedina più sicura era proprio la Barrett e non costava niente. Con quella maggioranza alla Corte Suprema sarebbe bastato contestare con forza tutte le vittorie con poco scarto dei democratici e chiedere per tutte la riconta fisica. Siccome non si può stare senza presidente per tempi lunghi, i democratici sarebbero stati costretti a cedere dando la vittoria a Trump.

Io penso invece che andrà diversamente. Se spera di ribaltare la situazione solo confidando nei giudici della Corte Suprema, che lui stesso ha nominato, credo stia facendo un calcolo sbagliato. Essere conservatori è un conto, giocare con carte false è altra cosa. Certe cose possono forse accadere nel suo mega casinò del New Jersey, nel governo di una democrazia come quella degli Stati Uniti d’America no!

Nel suo Apprentice ogni giorno licenziava qualcuno col suo perentorio “You’re fired!”. Stavolta tocca proprio a lui, e a dirglielo sono stati in molti.

TRUMP POWER

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