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Negli Usa vince la legalizzazione della cannabis. Americani sempre più antiproibizionisti

Negli Usa vince la legalizzazione della cannabis. Americani sempre più antiproibizionisti
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Mentre ancora siamo in apprensione sul rischio che la Presidenza degli Stati Uniti d’America possa restare per quattro anni ancora nazionalista, abbiamo invece la certezza che il popolo americano diventa sempre di più antiproibizionista.

L’esito dei referendum nei vari Stati americani non lascia alcun dubbio:
– Arizona: legalizzazione cannabis per i maggiori di 21 anni: Sì 60% – No 40% (Spoglio 85%)
– Montana: legalizzazione cannabis/i maggiori di 21 anni: Sì 57% – No 43% (Spoglio 84%)/Sì 58% – No 42% (Spoglio 78%)
Missisipi: legalizzazione cannabis uso terapeutico: Sì 68% – No 32% (Spoglio 93%)
– New Jersey: legalizzazione cannabis Sì 67% – No 33% (Spoglio 63%)
South Dakota: legalizzazione cannabis Sì 53% – No 47% (Spoglio 95%); legalizzazione uso terapeutico cannabis: Sì 69% – No 31% (Spoglio 95%)
Oregon: legalizzazione psilocibina Sì 56% – No 44% (Spoglio 81%); depenalizzazione possesso di qualsiasi droga: Sì 59% – No 41% (Spoglio 81%)
Washington, DC: depenalizzazione psilocibina: Sì 76% No 24% (spoglio 61%)

E’ una vittoria a valanga per l’antiproibizionismo, ed ha un significato che va ben oltre il confine degli States. Sono infatti proprio gli Stati Uniti d’America più di ogni altro Paese al mondo ad avere voluto, finanziato e organizzato la “War on drugs“, quella guerra proibizionista che ha fatto strage di cittadini e di democrazia, ma non certo di droghe, il cui consumo e traffico illecito è continuato a crescere nei decenni.

Furono gli Stati Uniti a fortemente volere le Convenzioni Onu che ancora oggi forzano la quasi totalità degli Stati del pianeta a praticare politiche di criminalizzazione dei consumatori e di divieto persino della ricerca scientifica su sostanze come la cannabis, l’Lsd, l’mdma, la psilocibina.

Proprio su quest’ultimo punto, quello dei cosiddetti “funghetti allucinogeni“, si registra la vittoria più sorprendente e innovativa, rispetto ai risultati sulla cannabis già consolidati in altri Stati americani da qualche anno.

Il fatto che il popolo sia più avanti del ceto politico anche sulla regolamentazione di droghe meno conosciute e diffuse è il segno che la diga proibizionista eretta usando l’ideologia e l’ignoranza non è più in grado di contenere le ragioni della libertà, della sicurezza e anche della scienza.

La tornata referendaria antiproibizionista negli Usa può cambiare radicalmente la politica mondiale su un tema che ha finora condizionato l’instabilità di intere aree del pianeta, nonché il crimine delle nostre città e la salute dei nostri cittadini.

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