Mentre l’emergenza coronavirus non si ferma, il governo apre alle opposizioni. Che però non rispondono. O meglio: rispondono ma per rifiutare di partecipare a una “cabina di regia” per la gestione dell’emergenza. “Ho chiamato i presidenti di Camera e Senato: ho chiesto loro se c’è la possibilità di trovare uno strumento o un luogo dove confrontarsi in tempi rapidi con il Parlamento”, ha detto Giuseppe Conte alla festa de Il Foglio, rilanciando quanto già anticipato al Fatto Quotidiano. L’obbiettivo del premier è “coinvolgere tutti gli attori“, nel momento in cui potrebbero essere assunte decisioni drastiche contro il virus, lockdown locali o generalizzati, già nelle prossime ore. Il presidente del consiglio, infatti, parlerà alla Camera lunedì 2 novembre alle 12: nella serata dello stesso giorno dovrebbe arrivare un nuovo dpcm. Per questo motivo, fanno sapere fonti di Palazzo Chigi, il premier ha contattato i leader delle opposizioni, invitandoli a indicare un rappresentante delle rispettive forze politiche in modo da instaurare già domani un tavolo di confronto permanente con il Governo.

Luigi Di Maio è d’accordo: “In una fase come questa – dice il ministro degli Esteri – una cabina di regia con le opposizioni è solo un passaggio naturale”. Una cabina di regia che potrebbe essere coordinata dal ministro della Salute Roberto Speranza. Anche il Pd si dice disponibile. Andrea Orlando chiede che “dal metodo si passi al merito”: “Se si vuol rendere costruttivo quel metodo – incalza – è necessario che le opposizioni cambino tono: basta parlare di dittatura sanitaria e anti europeismo da comizio”.

Il centrodestra, però, in serata diffonde un comunicato congiunto a firma di Matteo Salvini, segretario della Lega, Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, e Giorgia Meloni, leader di Fdi. “Oggi il governo ipotizza una cabina di regia con le opposizioni. Il ravvedimento appare tardivo – si legge nella nota – Il centrodestra è sempre stato a disposizione dell’Italia, ma oggi più che mai l’unica sede nella quale discutere è il Parlamento della Repubblica italiana. Lì sono depositate le numerosissime proposte formalizzate da noi e ignorate dal governo, e lì verranno presentate le altre. Non siamo disponibili, invece, a partecipare a operazioni di Palazzo che sembrano dettate più che da una reale volontà di collaborazione dal tentativo di voler coinvolgere l’opposizione in responsabilità gravi che derivano dall’immobilismo e dalle scelte sbagliate effettuate dal governo”.

Toni diversi da quelli usati da Giancarlo Giorgetti. L’ex sottosegretario del Conte 1 ricorda a Di Maio che la proposta di una cabina di regia venne avanzata della Lega addirittura a marzo, ma invano. “Sinora – ragiona – il governo s’è ritenuto autosufficiente e non ci ha mai coinvolto. Ora che la situazione si fa particolarmente delicata qualcuno ha cominciato a pensare di avere il buon senso di collaborare. Noi disponibili – chiarisce – ma sinora solo telefonate di cortesia”. Più possibilista sembrava anche il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani: “Abbiamo fatto proposte chiare e precise al governo vediamo cosa rispondono”. La nota dei tre leader, però, ha interrotto sul nascere ogni dialogo.

Da parte loro gli uffici di Montecitorio e Palazzo Madama sono già al lavoro per individuare questo “strumento o luogo” richiesto dal premier, tuttavia si fa notare che si tratta di navigare in mare aperto. L’approdo finale dipenderà inevitabilmente dalle condizioni politiche reali. Insomma, prima di parlare di formule astratte – si ragiona nei palazzi – bisogna capire come l’esecutivo e il centrodestra riusciranno a superare le tensioni delle ultime settimane. Un primo segnale, Giuseppe Conte, lo offrirebbe già lunedì. Anticipare il confronto parlamentare prima dell’eventuale diffusione del nuovo dpcm ha proprio lo scopo di venire incontro alle opposizioni. Detto questo, strumenti ad hoc permanenti non esistono, ma si fanno solo ipotesi. C’è chi pensa a una sorta di commissione speciale bicamerale, soluzione però già esaminata e bocciata dal centrodestra lo scorso marzo. Un’altra via, infine, sarebbe quella di mettere a regime, come appuntamento fisso, la riunione tra governo e i capigruppo di opposizione, come accaduto sabato scorso. Al momento, però, il centrodestra frena.

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